Gli amministratori PD della Regione Emilia-Romagna hanno avviano alcuni momenti di confronto e di approfondimento dai quali è emersa l’idea di avviare un’interlocuzione col governo nazionale, nella forma del
documento allegato, per rappresentare una preoccupazione reale, senza atteggiamenti rivendicativi, in ordine ad una politica di tagli che ha raggiunto un punto estremo di criticità.
Oggi più che mai lo schema deve essere quello di una cooperazione istituzionale per la riqualificazione della spesa e per il rilancio del Paese. Non ci interessa ribadire “come sono messi i Comuni”. Ci interessa ristabilire una corretta programmazione economico-finanziaria e credere nella riforma del sistema.
Vogliamo sottolineare come qui, in Emilia-Romagna, il cantiere delle riforme sia qualcosa di sentito, da tempo, come indispensabile, da tutto il sistema. In particolare, come si spiega nel documento, condividiamo le proposte dell’Anci nazionale.
Varare, in tempi rapidi, un “decreto Enti locali” che affronti il pacchetto di tutte le questioni tuttora aperte e non risolte, né dalla legge di stabilità, né dal decreto Milleproroghe, per avere un quadro di certezze senza il quale la redazione dei bilanci è insostenibile.
Promuovere un Dpcm che dia attuazione all’articolo 34 del decreto del 2011 sul federalismo fiscale per sostenere, come prevede la legge, gli stanziamenti di risorse necessari per il decollo delle Città metropolitane.
Riteniamo indispensabile la ricostituzione del Fondo compensativo di 625 milioni riconosciuti nel 2014 per evitare una perdita di gettito nel passaggio dal regime IMU alle aliquote Tasi, essendo la local tax rinviata al 2016.
Su quest’ultima occorre al più presto avviare un lavoro congiunto per impostare la programmazione economico-finanziaria pluriennale.
Dopo 7 anni dall’inizio della crisi, di sforzi e di impegni, i Comuni che hanno fatto fino in fondo la loro parte non possono più essere considerati semplici centri di costo, ma le istituzioni più prossime alla democrazia dei cittadini. La disaffezione, che pure c’è, non si elimina con governi locali più deboli.