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Serracchiani: "L'ex Cav non romperà: l'esito sarebbe ricompattare il PD e rafforzare Ncd"

9 aprile 2014

Pubblicato in: Interviste

Chiusa al Nazareno, insieme al suo collega Lorenzo Guerini, per limare e definire le liste per le candidature europee, la vicesegretaria Debora Serracchiani non perde di vista quanto nelle stesse ore sta accadendo a Palazzo Madama, con i senatori dem riuniti in Assemblea per discutere delle riforme costituzionali. «Vedrà che alla fine il patto con Silvio Berlusconi tiene e il Pd voterà compatto», dice quasi a voler allontanare gli spettri che si aggirano sul futuro del superamento del bicameralismo perfetto e il titolo V della Costituzione.

Serracchiani, lei mostra ottimismo, ma intanto Corradino Mineo dice che c`è una maggioranza alternativa con Sel e M5s al Senato sul testo di Vannino Chiti.

«Credo che ci siano delle idee diverse sulle riforme, noi abbiamo aperto ad ulteriori contributi ma negli organismi del Partito è stata fatta una scelta, votata anche dalla Direzione nazionale, che prevede dei paletti assolutamente invalicabili: no alle indennità, no all'elezione diretta, no al voto di fiducia, no al bilancio. Su questi punti dobbiamo tenere, sul resto si può aprire una discussione. Oggi Luigi Zanda, ragionando su quelli che sono i punti di vista diversi, aggiunge anche che è certo dell`unità del Partito e sono convinta che sarà così».

L`unica distanza che sembra incolmabile riguarda l`eleggibilità diretta dei senatori prevista dalla proposta Chiti. Come troverete la quadra su questo punto?


«Sono due punti di vista molto distanti, va detto però che il governo ha fatto una proposta, supportata dal Partito. Ora, posso capire le iniziative come quelle di Chiti ma poi in un partito democratico si deve trovare una sintesi tenendo ben presente anche quale è la posizione del segretario nazionale».

Questo è uno di quei casi in cui ci si appella alla disciplina di partito?

«Non so se possiamo parlare di disciplina dipartito. La questione è un`altra: se si sta in un partito e si condividono le regole che questo si dà, si può lavorare per trovare un punto di equilibrio quando ci sono posizioni diverse, ma alla fine se ti rendi conto che la maggioranza la pensa in modo diverso da te, devi prenderne atto e rispettare quella maggioranza. Funziona così in tutte le comunità democratiche».

Ieri Berlusconi ha assicurato che terrà fede al patto, ma in Fi i falchi non vogliono arrendersi. Quanto crede alla tenuta dell`accordo del Nazareno?

«Le tensioni dentro Fi sono sotto gli occhi di tutti. E sono queste tensioni ad aver determinato in questo week end linee divergenti dentro quel partito, con affermazioni ultimative poi ritirate dallo stesso Berlusconi. Ci sono ragioni, e ben più forti, per mantenere l`impegno assunto sul fronte delle riforme».

Fa bene il premier ad incontrare Berlusconi per rinsaldare l`intesa o è meglio non fidarsi?

«Noi abbiamo le idee chiare e abbiamo lavorato affinché il percorso delle riforme iniziasse nel più breve tempo possibile, alla luce del sole, portando la discussione in Parlamento. Abbiamo ascoltato la richiesta di modifiche alla legge elettorale che poi è stata effettivamente corretta in alcune sue parti, senza mettere in discussione l`accordo e la sua tenuta. Insomma, abbiamo fatto un lavoro di cucitura il più ampio possibile. Se poi qualcuno ci ripensa dovrà spiegare perché cambia idea, noi siamo stati coerenti. Se Fi si sfila il primo effetto che provoca è ricompattare tutto il Pd, rafforzare la posizione di Ncd e la maggioranza di governo... Resto dell`idea che sia un bene non far saltare il tavolo perché le riforme si devono fare con un consenso ampio, ma deve essere chiaro che noi siamo determinati ad andare avanti anche da soli. I numeri ci sono e qualora non si dovessero raggiungere i voti dei 2/3 del Parlamento, noi siamo pronti ad andare al referendum. Non so se a Fi conviene spingere le cose fino a questo punto».

Il 25 maggio non è poi così lontano. Sicuri di farcela entro quella data?

«Ci sono tutte le condizioni per farcela. Finora abbiamo rispettato tutte le scadenze, oggi (ieri per chi legge, ndr) si presenta il Def, si vedrà che le coperture ci sono e non da ora ma da settimane, la riforma elettorale ha già superato l`esame della Camera. Stiamo andando nella direzione giusta».

In queste ore state chiudendo le candidature europee e nel Pd anche in questo caso non mancano i malumori. D`Attorre contestai doppi e tripli incarichi e fa il nome di Michele Emiliano. Domani (oggi per chi legge, ndr), filerà tutto liscio in direzione?


«Noi abbiamo ascoltato tutti, soprattutto i territori che hanno costruito le candidature, molte di queste sono state sottoposte ai voti delle assemblee locali. Ma è ovvio che le liste sono anche il frutto del lavoro e delle scelte del segretario nazionale. Se ci sono tensioni spero vengano sciolte. Noi ce la stiamo mettendo tutta per rispettare soprattutto le indicazioni dei territori».

Lorenzo Guerini ha detto che le elezioni europee saranno inevitabilmente un test anche per il governo. Lo supererete?

«Abbiamo già superato alcuni test importanti, abbiamo vinto in Sardegna, il premier sta dando un forte impulso al cambiamento con il suo programma di governo, ma le europee saranno importanti anche in virtù di quello che accade in questi mesi, cioè la ricomposizione delle istituzioni europee, a partire dal semestre italiano di presidenza. Noi ci arriviamo con una credibilità internazionale rinnovata anche grazie al nostro piano di riforme e sono sicura che gli italiani quando andranno a votare terranno conto di questo»


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