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Partito Democratico - Emilia-Romagna
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Parola chiave: mobilità sociale. Intervista a Filippo Taddei

19 settembre 2008

Pubblicato in: Interviste

A margine della conferenza stampa di presentazione del Centro di iniziativa politica del PD Emilia-Romagna “Merito ed Equità” (leggi la news), abbiamo incontrato Filippo Taddei, Assistant Professor al Collegio Carlo Alberto di Torino ed esperto di Macroeconomia, artefice assieme a Federico Mucciarelli, Professore Associato di Diritto Commerciale Presso l’Università di Modena e Reggio, della nascita del Centro.

Con lui abbiamo discusso dei motivi che hanno portato alla sua istituzione, e degli argomenti al centro del dibattito “Meriti, privilegi e crescita. Italia ed Europa a confronto”, promosso da “Merito ed Equità” e in programma sabato 20 settembre alla Festa del PD di Bologna (h. 18.30 Spazio Forum), al quale parteciperanno, con Taddei e Mucciarelli, il Segretario del PD Emilia-Romagna Salvatore Caronna e il Ministro ombra del PD all’Economia e alle Finanze Pier Luigi Bersani.

Filippo Taddei, quali i temi che hanno portato alla nascita di "Merito ed Equità" e che saranno al centro dell’attenzione nell’incontro del 20 settembre ?
Il punto di partenza sarà l’immagine di un Paese che viaggia al 40%. Da noi infatti solo 40 donne su 100 di quelle in età lavorativa hanno un impiego. Non solo: chi oggi comincia a lavorare percepirà domani una pensione che vale il 40% del suo reddito. Infine, negli ultimi 15 anni l’Italia ha avuto un tasso di crescita del 40% in meno rispetto alla media europea. Al di là di queste coincidenze numeriche, il dato che si ricava da tutto ciò è che nello scenario europeo l’Italia fa registrare uno dei tassi di mobilità sociale più bassi in assoluto. Per noi si tratta del principale problema del Paese. L’incontro è perciò promosso per invitare il PD a fare del tema la stella polare della propria azione politica.

In che modo?
Bisogna impegnarsi affinché tutti possano finalmente avere le stesse opportunità a prescindere dalle condizioni di partenza. Per dirla in maniera esattamente contraria a quanto fatto da Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale, quando consigliò a una ragazza di sposare suo figlio, il PD deve impegnarsi a fondo affinché i destini dei figli smettano di essere legati alle fortune dei propri genitori. Il tema dell’uguaglianza è da sempre centrale alla sinistra, ora occorre un salto qualitativo, perché è il momento di concentrarsi con forza sull’eguaglianza delle condizioni di partenza. È una questione fondamentale, questo squilibrio di fondo sta già costando tantissimo al Paese.

Può farci qualche esempio?
Si pensi ad esempio al sorprendente numero di laureati che lasciano l’Italia: in un articolo sul Messaggero di qualche tempo fa si riportava che il 14% dei laureati under 30 va a lavorare all’estero. Ciò significa che il nostro sistema paga per formare una ragazza o un ragazzo su 9, che metteranno poi le proprie competenze e potenzialità a disposizione di altri paesi. Ma questo è solo un esempio. Più in generale, quello che preoccupa è l’enorme squilibrio con cui è distribuita la nostra spesa sociale. Escludendo il capitolo dell’istruzione, due terzi della spesa sociale finiscono infatti nel sistema pensionistico, e del restante terzo, gran parte è destinata alla sanità. Solo una piccola parte dei fondi pubblici è perciò dedicata all’assistenza di chi, per un motivo o un altro, sfugge al sistema, perdendo o non trovando lavoro.

Cosa si potrebbe fare per riequilibrarla?
Si dovrebbe introdurre uno strumento di sussidio del reddito universale e generale. Si tratta di una misura presente in tutti i Paesi europei, anche negli Stati Uniti. Da noi invece non è mai esistita. Con la sua introduzione, una persona che venisse a trovarsi momentaneamente in difficoltà saprebbe che lo Stato è dalla sua parte, che gli offre un sussidio anche minimo, a patto che si impegni ad accettare un’offerta di lavoro congrua o a partecipare a un percorso formativo.

Che tipo di risposte ha dato invece finora il nuovo Governo?
Finora l’unica risposta sullo Stato Sociale è stata la detassazione degli straordinari. Premesso che siamo sempre favorevoli all’abbassamento delle tasse ai lavoratori, si tratta di una misura di cui beneficeranno principalmente lavoratori dipendenti maschi del nord, prevalentemente over 50, impiegati nelle grandi imprese. Il Governo in questo modo ha premiato una fetta consistente del proprio elettorato, ma facendolo è di fatto andato incontro a una delle categorie meno in difficoltà, perché il dramma dell’immobilità sociale al momento è pagato soprattutto dalle donne, dai giovani e dal Sud Italia.

L’incontro di sabato nasce anche per elaborare alternative a questo tipo di risposte?
Sì, approfittando anche della presenza di Pier Luigi Bersani, proprio per cominciare a confrontarci su come avrebbero potuto essere spesi quei soldi. Magari sarebbe stato molto più utile risolvere una volta per tutte la questione degli asili, offrendo supporto alle giovani famiglie. Più in generale, la volontà è di alimentare il dibattito nazionale sul tema, e in particolare l’elaborazione in seno al PD, partendo dal partito dell’Emilia-Romagna, dove non mancano certo i saperi e le risorse per farlo. È anche per questo motivo che abbiamo dato vita al Centro di Iniziativa Politica “Merito ed Equità” del PD dell’Emilia-Romagna. Abbiamo pensato che professionisti ed accademici del nostro territorio, impegnati da anni su questi temi e vicini al PD, sono chiamati ora a elaborare proposte politiche concrete per rompere questa situazione di immobilismo sociale.

Un tema sul quale al momento sembra anche scarsa l’attenzione dei media, e di riflesso quella generale…
Esattamente. Se pensiamo all’agenda mediatica attuale, escludendo la grave crisi finanziaria che sta sconvolgendo gli Stati Uniti, l’attenzione è tutto centrata su Alitalia. Vicenda assolutamente centrale, ma che riguarda sostanzialmente il destino di 3.500 dipendenti. Noi invece sosteniamo con forza che occorre dedicare molto più spazio e attenzioni al destino di milioni di giovani, tenendo presente che il dramma dell’immobilità sociale va ben oltre la dimensione generazionale. Se i giovani smettono di credere che il Paese li tratta con equità, si staccano, ed è l’intero Paese che finisce per disgregarsi. Il PD è una forza progressista e come tale ha come primo e principale obiettivo quello di tenere insieme il Paese, partendo dalla scrittura di un nuovo patto tra le generazioni, fondato sul principio basilare e indispensabile dell’equità nel riconoscimento del merito, cioè della mobilità sociale.


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