questo il testo della dichiarazione di
Sergio Funelli, responsabile Turismo del Partito Democratico dell’Emilia-Romagna:
“Si avvicinano le elezioni e puntualmente arrivano provvedimenti miracolosi del Governo. Questa volta il miracolo riguarda le concessioni demaniali. La soluzione trovata - diritto di superficie per 90 anni - è demagogica e pericolosa per le nostre imprese.
Demagogica perché è del tutto evidente che non verrà accettata dalla Comunità Europea che ha aperto proprio sulle modalità di rinnovo delle concessioni balneari italiane una procedura di infrazione. Pensare di aggirare le norme europee con furbate come quella proposta dal ministro Tremonti è semplicemente una pia illusione.
Pericolosa per le finalità pubbliche degli arenili italiani. Un diritto di superficie di 90 anni equivale ad una privatizzazione delle spiagge, una dismissione di un bene dello Stato. Pericolosa per la salvaguardia ambientale di questo patrimonio pubblico. Pericolosa per il sistema dei nostri operatori di spiaggia. Il rischio che si corre è quello di un aumento spropositato dei canoni che inevitabilmente si riverserà sui fruitori delle nostre spiagge, ovvero turisti e residenti. La nostra organizzazione dell’arenile si è sempre contraddistinta, grazie ai nostri operatori, per accessibilità libera a tutti, elevata qualità dei servizi offerti, sicurezza della balneazione. Il tutto offerto a prezzi tra i più bassi a livello nazionale.
Con il provvedimento del Governo, inoltre, salta anche il federalismo demaniale tanto sbandierato nei mesi scorsi. Federalismo demaniale che prevedeva il passaggio totale al sistema delle Regioni e Comuni. Con la nuova norma varata ieri invece i proventi dei canoni dovrebbero essere suddivisi tra Governo, Regioni, Distretti turistici e Comuni.
In conclusione si tratta di un pasticcio che rischia di aggravare ulteriormente una situazione già complicata e di aumentare la confusione e l’incertezza tra i nostri operatori. Il PD chiede il ritiro del provvedimento e la riapertura del confronto con le Regioni e le associazioni di categoria”.