Due volte al
primo posto in Italia: per incidenza percentuale di
alunni stranieri (
13,5%, a fronte di una media nazionale del
7,5%) e dei
residenti stranieri sulla popolazione totale (
10,5%, mentre la media italiana è del
7%).
Ancora una volta il
fenomeno migratorio conferma le sue caratteristiche di
crescita e di
stabilità in Emilia-Romagna dove, al 31 dicembre 2009, la stima della
Caritas dei soggiornanti è di 515.794 persone, di cui circa la metà donne: l’11,7 % della popolazione complessiva.
Ma c’è un altro dato che conferma la stabilità, ed è quello della
cittadinanza: nel 2009 in Emilia-Romagna
7200 cittadini stranieri hanno ottenuto la cittadinanza italiana, che significa il
14,3% del totale nazionale (50.300) delle nuove cittadinanze. Infine, i bambini nati da madre straniera lo scorso anno sono stati 11.107, pari al
28% del totale dei nati.
“L’immigrazione è strutturale, c’è già” - ha ribadito
l’assessore regionale alle politiche sociali e immigrazione
Teresa Marzocchi che, insieme a Pietro Pinto (Comitato scientifico Dossier Caritas/Migrantes), Gianmarco Marzocchini (delegato regionale Caritas) e Massimo Ferrante (Cna Bologna), ha presentato il Dossier. “Per questo – ha aggiunto – non hanno senso dibattiti del tipo ‘sì all’immigrazione’, ‘no all’immigrazione’. Sì invece ai confronti e ai dibattiti su come operare per migliorare sempre più l’integrazione e il dialogo”. Negativo il parere sull’Accordo per l’integrazione predisposto dal governo: “Intanto non è finanziato – ha sottolineato l’assessore – , e quindi sono parole senza soldi; e poi è disincentivante rispetto all’accoglienza”. Parlando dell’apporto fiscale, contributivo e dei consumi degli stranieri, l’assessore ha ribadito come in Emilia-Romagna il
5% delle pensioni sia pagato da cittadini immigrati. Per il prossimo anno la Regione si impegnerà in particolare – ha aggiunto Marzocchi – “per favorire l’apprendimento della lingua italiana, con particolare attenzione alle donne altro settore di grande importanza sono le politiche giovanili per le seconde generazioni, con la rete di raccordo delle realtà associative. Ricordo che l’Emilia-Romagna è stata la prima Regione in Italia ad aver aperto il servizio civile regionale ai giovani stranieri: è uno strumento davvero importante di conoscenza reciproca e di integrazione”.
Alcuni dati del Rapporto Caritas
Dopo uno sviluppo iniziale che ha interessato principalmente la “via Emilia” (in particolare le province di Parma, Modena, Reggio Emilia e Bologna) negli anni più recenti si è affermata la tendenza a una maggiore diffusione ed equilibrio delle presenze straniere nelle diverse province. Calcolando il dato delle
residenze è evidente un
continuo incremento dell’incidenza percentuale (dall’8,5% del 2008 al 9,7% nel 2009, fino al 10,5% nel 2010). Rispetto all'1 gennatio 2009, la
crescita della popolazione straniera residente è pari
al 9,8%: un dato in flessione rispetto alle percentuali degli scorsi anni (10% del 2006, 12% del 2005, 15% del 2007 e 2008).
I Comuni emiliano-romagnoli che superano il 10% dei residenti stranieri sono passati dai 22 del 2004 ai 140 del 2009 con Galeata (Forlì-Cesena) e Luzzara (Reggio Emilia) al 20,3%, Castel San Giovanni (Piacenza) al 19,4%, Rolo (Reggio Emilia) al 17,9%. I principali
paesi d’origine dei residenti sono il Marocco (14,6%), la Romania (13,1%), l’Albania (12,7%). Da segnalare la crescita di alcuni paesi dell’est europeo (Moldavia, Ucraina), mentre si rilevano alti valori percentuali rispetto all’anno precedente anche per il Pakistan, il Bangladesh e l’India.
Anche nel 2009 la regione è al primo posto in Italia per
incidenza percentuale di
alunni stranieri. Nell’anno scolastico 2009/2010 gli alunni con cittadinanza non italiana sono stati 78.214 (su 578.323 iscritti totali).
La percentuale è
salita al 13,5% (7,5% il dato nazionale), mentre nell’anno scolastico 2008/2009 era al 12,8%. In particolare, emerge un incremento significativo nella scuola primaria e secondaria di primo grado, dove la percentuale degli alunni stranieri è rispettivamente del 14,8% e del 15,2%. Anche nei nidi la presenza è sempre crescente: nell’anno scolastico 2009/2010 la percentuale di stranieri è del 8,2%.
Nel corso del 2009 nella banca dati Inail risultano
occupati 307.769 lavoratori dipendenti stranieri: rappresentano il
19,3% dei
lavoratori complessivi, a conferma di una crescita costante registrata negli ultimi anni (nel 2007 i lavoratori stranieri rappresentavano il 17,8% e nel 2008 il 18,8%).
L’industria (con il 26,4%), l’alberghiero (con il 13,6%), le costruzioni (con il 12,3%), i servizi alle imprese (9,7%) e l’agricoltura (9,5%) sono i settori dove gli stranieri trovano maggiormente impiego. I paesi d’origine più rappresentati nel lavoro dipendente sono, nell’ordine, Romania, Marocco, Albania, Cina.
Non solo lavoratori dipendenti: secondo i dati di Infocamere - Camera di Commercio, al 31/12/2009 i
titolari stranieri di
impresa individuale sono
31.101, cioè il
7,3% di tutte le imprese attive. I settori dove gli stranieri “imprendono” di più sono le costruzioni, seguite dal commercio e dalle attività manifatturiere. Per quanto riguarda i paesi d’origine più rappresentati nelle imprese individuali, sono Albania, Marocco, Cina, Romania.
L’apporto dei lavoratori stranieri è importante non solo sul versante produttivo, ma anche su quello fiscale, contributivo e dei consumi. In particolare, in Emilia-Romagna dall’occupazione straniera nel 2008 sono arrivati
733 milioni di euro di
contributi previdenziali e
358 milioni di
gettito fiscale (tra Irpef, Iva sui consumi, imposte sui fabbricati), per un totale di
oltre 1 miliardo di euro.
Se da una parte c’è un livello mediamente più basso dei redditi dei lavoratori stranieri, che si traduce in un minor gettito fiscale, dall’altra c’è una struttura del welfare italiano orientata prevalentemente verso le prestazioni previdenziali e i servizi socio-sanitari per gli anziani; una struttura, quindi, di cui gli stranieri possono essere beneficiari in parte molto ridotta, anche perché la normativa in vigore permette loro il pensionamento solo al compimento del sessantacinquesimo anno di età. La percezione che gli immigrati rappresentino un onere per i conti pubblici non è suffragata dai dati: in particolare, i contributi previdenziali sono un indubbio vantaggio per il bilancio Inps, almeno nel breve periodo.
Fonte: Ermes - Portale della Regione Emilia-Romagna (clicca qui)