"Una Romagna separata dall'Emilia è una Romagna più povera, più isolata. È una terra che conta di meno e i cui cittadini avrebbero meno possibilità e meno risorse". Così Thomas Casadei, membro del coordinamento politico del PD dell'Emilia Romagna commenta la proposta della destra di un referendum per scindere in due la nostra regione: "Un numero per tutti - spiega Casadei - mantenere un nuovo consiglio regionale costerebbe ben 40 milioni di euro all'anno, risorse che andrebbero sottratte alle politiche sociali e di sviluppo, agli investimenti per infrastrutture e sostegno ad imprese e lavoro".
"Chi propone il referendum - incalza Casadei - ha idea di quanto costerebbe un nuovo apparato burocratico "solo romagnolo"? Da quali settori quelle risorse andrebbero sottratte. La verità è che la destra con questa storia getta sabbia negli occhi dei cittadini". Una bocciatura secca delle politiche della destra berlusconiana a cui fa da contraltare - sottolinea Casadei - "la voglia del Pd di aumentare la collaborazione e il coordinamento tra province ed enti locali romagnoli entro un'ottica di sistema integrato per essere sempre e di più al fianco delle persone, per dare risposte ai loro problemi".
Il Partito Democratico dice no alla propaganda della destra che cerca di cavalcare cliché vecchi di quasi trent'anni e si conferma completamente distaccato dalla realtà, dai veri bisogni degli emiliano-romagnoli e soprattutto da una prospettiva che saldi l'Emilia-Romagna alla dimensione europea. "Il PD non ha alcuna paura a confrontarsi su questi temi - chiarisce Casadei - ma diremo sempre no alle proposte della destra il cui unico vero obiettivo è quello di isolare la Romagna". Casadei è netto: "La separazione tra Emilia e Romagna - attacca - avrebbe un solo risultato: la Romagna conterebbe di meno, avrebbe meno risorse e meno capacità di dare risposte ai bisogni dei cittadini".