
“Fino a poco tempo fa, il loro maestro delle riforme, l'allora Ministro Calderoli, era pronto per decreto ad eliminare in una notte tutti i comuni sotto i 1000 abitanti ed ora la Lega, innalzando la bandiera dell'identità, si scaglia contro le fusioni. Del resto ormai ci siamo abituati alla Lega di lotta e di governo, lo è sulle fusioni come lo è sulle politiche dell'accoglienza.
Sulle fusioni però le camicie verdi danno il loro “meglio”: attaccano una Regione che ha fatto dei processi democratici l'unico modo attraverso il quale procedere. Prima i Consigli comunali, poi il Consiglio regionale, poi i cittadini, eventualmente di nuovo i Consigli comunali e, infine, il Consiglio regionale. Cinque passaggi prima di arrivare ad una fusione, con il coinvolgimento diretto dei cittadini: queste sono le fusioni in Emilia-Romagna. Non è mai la Regione che indica chi si debba fondere, ma sono le comunità locali a chiedere di avviare le procedure e la nostra Regione, fin dal sostegno agli studi di fattibilità, si mette giustamente a disposizione per facilitare questi processi.
Colorare con i colori di un partito i progetti di fusione, dimostra la limitatezza dei legislatori leghisti e la loro incapacità di andare oltre l'interesse di parte. La legislazione sulle fusioni di cui si è dotata l'Emilia-Romagna è tra le più avanzate in Italia e probabilmente in Europa, e su quella strada dobbiamo andare avanti - e ci tengo a ribadire il mio sostegno al Presidente Bonaccini e all'Assessore Petitti - in dialogo con le comunità locali e i cittadini, per rendere i nostri Comuni ancor più efficienti e in grado di rispondere alle esigenze e ai bisogni dei cittadini”.