
“Ho letto con attenzione l'articolo pubblicato dal Carlino sul fotovoltaico e sulla ricostruzione di Nomisma che evidenzierebbe la beffa delle maxi bollette a spese dei cittadini italiani.
Mi permetto di segnalare al presidente Tabarelli che nell'analisi presentata dal suo istituto ha tralasciato di proporre una via alternativa alle rinnovabili e quindi mi chiedo: devo leggere tra le righe che avremmo fatto meglio a continuare a fare affidamento solo su combustibili fossili? Che avremmo dovuto intraprendere la via del nucleare in un Paese dove siamo stati incapaci di gestire a nostro favore una banale politica di incentivi?
A fronte del costo sostenuto dalla collettività un 8% di energia pulita avrà qualche ricaduta positiva a livello ambientale? Non lo potremmo considerare un piccolo patrimonio che lasciamo alle generazioni future?
Affidandoci ai soli combustibili fossili o all'energia nucleare (risorse di cui si sa che l'Italia non dispone in quantità sufficiente) chi ci avrebbe guadagnato? Le nostre imprese? I nostri cittadini? Avremmo avuto bollette più leggere e tante risorse in più da destinare alla salvaguardia di un ambiente un po' più inquinato e compromesso?
Ecco, nello studio di Nomisma, queste risposte non ci sono... ma sono quelle su cui i cittadini vorrebbero essere sorpresi a pensar male inutilmente.
Quello che emerge in modo chiaro dallo studio è che abbiamo perso un treno su cui avevamo un biglietto di prima classe fatto di regioni soleggiate, di imprese innovative e pronte ad investire, di centri di ricerca qualificati, di competenze tecnologiche che non trovando adeguati sbocchi professionali in patria sono andati a lavorare in altri Paesi.
Ciò che è venuto a mancare è stato il coordinamento di tutti questi elementi, una discussione seria sulle politiche energetiche, abdicando a lobby finanziarie, (in alcuni deplorevoli casi anche alla malavita organizzata) o ad inciuci geopolitici il tema del futuro energetico del nostro Paese.
Il mio auspicio è che soggetti come Nomisma, a questo punto, possano trovare nell’esercizio delle loro funzioni modalità utili ad per aiutare le nostre imprese, il sistema creditizio e la politica a raddrizzare il tiro per favorire una dimensione circolare dell’economia in cui ci sia l’ambiente al centro (l’unico che abbiamo e che possiamo lasciare ai nostri figli) e in cui ci possano guadagnare un po’ tutte le parti in causa, a partire dai cittadini e dal tessuto imprenditoriale. Non penso sia chiedere troppo”.