
Puntare sulla centralità delle competenze, promuovere il lavoro giovanile, investire su creatività e innovazione, modernizzare la gestione dei beni artistici e culturali e avviare politiche fiscali capaci di sostenere l'attività culturale stessa. Sono le cinque priorità contenute nell'appello "
Ripartire dalla cultura", in cui si chiede a chi si candida per governare l'Italia nei prossimi anni di assumere precisi impegni programmatici per il rilancio della cultura e del paese.
Ho sottoscritto con piena convinzione l'appello "Ripartire dalla cultura" (
http://www.ripartiredallacultura.it/), perché credo che la promozione della produzione creativa e della fruizione culturale, nonché la tutela del nostro straordinario patrimonio artistico, uniti al sostegno all'istruzione, all'educazione e formazione permanente, alla ricerca e alla valorizzazione delle conoscenze, siano il volano attraverso il quale far ripartire il nostro Paese e non semplici aree o "categorie" da tagliare con l'accetta o sulle quale risparmiare a priori come è stato purtroppo per troppo tempo.
Serve uno scatto e soprattutto un cambio nella visione complessiva della società, dell'economia, della pubblica amministrazione, del mondo dell'associazionismo e delle imprese culturali. Guardare al futuro significa credere nel valore
pubblico della cultura, nella sua capacità intrinseca di produrre senso e comprensione del presente, nelle sue potenzialità di creare identità, inclusione, democrazia ma anche uno sviluppo economico di qualità (imperniato sul "ben essere"). La cultura, insieme all'ambiente, è la vera
infrastruttura da tutelare e valorizzare.
Sono convinto che questi debbano temi centrali per il nostro Paese, ovvero sfide cruciali che il Pd e il centrosinistra dovrebbero cogliere, mettendole in cima all'agenda delle priorità. Solo investendo sulla capacità di produrre nuova conoscenza e innovazione si può rigenerare speranza e gettare le basi per realizzare un futuro di equilibrata prosperità economica e sociale, nessuno escluso.