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Bonaccini: «Niente candidature paracadutate da Roma, Bersani ci ascolterà»

6 dicembre 2012

Pubblicato in: Interviste

«Oltre un anno fa dissi pubblicamente che, nel caso si fosse rivotato col Porcellum, in questa regione avrei proposto le primarie per selezionare i candidati al parlamento. Pochi mesi fa la direzione regionale ha votato all'unanimità la mia proposta». Stefano Bonaccini modenese, classe 1967, segretario del Pd dell'Emilia-Romagna dal 2009, è uno dei tanti dirigenti del partito soprattutto nel Centro-Nord che chiede si passi dai gazebo per scegliere i parlamentari del 2013. In Lombardia anche i candidati al prossimo consiglio regionale saranno probabilmente selezionati con le primarie. «Le primarie sono uno strumento e come tutti gli strumenti, da soli non risolvono tutti i problemi. Tuttavia, in una fase storica in cui si è così acuito il solco tra eletti ed elettori, facendo scegliere agli elettori, quel solco possiamo provare a colmarlo. E d'altra parte siamo gli unici in grado di farle perché non abbiamo proprietari. Il Pdl e Grillo sono la prova che le primarie se hai un padrone o non si fanno o, se si fanno, diventano una farsa».

Come si possono fare primarie di collegio per un'elezione che non prevede collegi? E in quale percentuale i parlamentari dovrebbero essere scelti attraverso le primarie?
Ne discuteremo. Io penso il maggior numero possibile. Per quanto riguarda i collegi, c'è chi propone i confini regionali e chi quelli provinciali, per dare ancora più valore al legame col territorio. Delle due io preferirei la seconda.

Non si rischia il conflitto tra candidati dei "territori" e attuali parlamentari, magari solo alla prima legislatura?
Nell'ultima legislatura in Emilia l'unica candidatura extra territoriale è stata quella di Anna Finocchiaro, come capolista al senato: peraltro è stata un'ottima capogruppo ed è tornata spessissimo da queste parti. Io penso si debba proseguire così: i candidati debbono essere percepiti come appartenenti alla comunità che li elegge. Non credo siano più possibili candidature paracadutate se non in limitatissimi e motivati casi. Peraltro sono convinto che, nel caso non ci sia una nuova legge elettorale che ridia ai cittadini il potere di scelta, Bersani farà scegliere ai nostri elettori. Altrimenti gli elettori non ci capirebbero.

Ci sono parlamentari alla quarta o quinta legislatura che non si ripresenteranno ma che, probabilmente, in certi collegi stravincerebbero le primarie. Non c'è una potenziale contraddizione tra il sacrosanto rinnovamento e il metodo delle primarie?
Io continuo ad avere grande stima sia di Massimo D'Alema che di Walter Veltroni. E, pur avendo scelto autonomamente di non ricandidarsi al parlamento per favorire ricambio e rinnovamento (che peraltro non può essere solo questione generazionale ed è altra cosa dalla rottamazione), non ho dubbi che continueranno ad essere utili al partito. La sera del 2 dicembre io ho subito detto: togliamoci le maglie da tifosi e lavoriamo tutti insieme.

Con candidati di Sel, civici e di eventuali liste centriste (Tabacci) tutti "ospitati" nelle liste del Pd, non si rischia una sollevazione degli esclusi?
Bisogna attendere di sapere con quale legge si voterà. Dopodiché l'eventuale ospitalità a candidature di altre forze politiche o civiche sarà nelle cose se si stringerà un patto tra Pd e altri soggetti in una unica lista.

Di Giovanni Cocconi
Fonte: Europa clicca qui


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