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Bratti: “Sugli incentivi alle rinnovabili posizione discutibile del Ministro Catania”

17 aprile 2012

Pubblicato in: Dichiarazioni

“Delude la posizione miope del Ministro e del Governo sugli incentivi al fotovoltaico e in generale alle rinnovabili: il rischio è quello di scoraggiare gli investimenti futuri e di vanificare gli investimenti già effettuati nel settore, anche e soprattutto nella nostra regione. Inoltre, secondo le intenzioni del Governo, le aziende intenzionate ad investire in Italia nel settore rinnovabili diverse dal fotovoltaico dovrebbero sostenere ingenti costi di esplorazione e di progettazione con il rischio di non poter accedere agli incentivi. Per le aziende, poi, che hanno già investito in tale segmento si determinerebbe una perdita netta, ribaltabile in parte come risarcimento danni da parte dello Stato per le inerzie burocratiche verificatesi in questi anni. Rispetto alla soglia dei progetti superiori ai 5 MW, sempre per queste rinnovabili, la quasi totalità di quelli presentati in questi anni, è stato poi definito l’accesso al sistema incentivante solo in caso di vincita di una procedura d’asta al ribasso, senza dimenticare che alla società che partecipa all’asta viene richiesta una fideiussione a garanzia dell’energia da produrre nell’anno di indizione della gara. Questo implica, come ovvio, che solo i grandi gruppi a livello mondiale saranno in grado si sostenere un costo e un rischio del genere, determinando così la creazione di un oligopolio di fatto tra due tre colossi energetici mondiali. Il rischio è dunque quello di mettere a rischio le piccole e medie imprese nate in Emilia-Romagna, e con esse centinaia di posti di lavoro.

Ritengo necessario chiarire poi la questione sollevata dal Ministro Catania rispetto ai costi degli incentivi che ricadono sulle bollette. E' vero che l’attuale sistema di incentivazione in Italia è basato sul ribaltamento del costo degli incentivi nella bolletta elettrica, e che ciò ha determinato, nel corso degli anni un aggravio in bolletta a carico della collettività. Ciò significa che nella parte di bolletta di cui si parla il 14% del costo è destinato ai servizi di rete: dalla distribuzione alle misurazioni. Il 13,5% del costo della bolletta sono tasse e Iva sui beni e servizi. Il 10% del costo della bolletta è destinato agli incentivi per le rinnovabili (fotovoltaico, eolico, biomasse). Il 2% del costo della bolletta è destinato al CIP6 ovverosia ufficialmente "assimilabili alle rinnovabili", voce che in realtà copre gli aiuti destinati a raffinerie, inceneritori, acciaierie, impianti a carbone. L’1,2% del costo della bolletta è destinato al nucleare, come costi per la ricerca e lo smantellamento delle centrali esistenti.

Il che, tradotto in termini economici rappresenta un aggravio, per una bolletta media di una famiglia italiana, di circa 49 euro  di cui solo una parte riguarda le rinnovabili. Sarebbe quindi opportuno  intervenire sugli altri costi della bolletta prima di intaccare quelli relativi alle rinnovabili. Lo Stato poi  riceve dalle fonti rinnovabili, ingenti risorse derivante dall’incasso dell’IRES sugli impianti e dall’IVA generata dagli investimenti. Il settore, inoltre, ancora in fase di crescita, ha generato forse la maggior occupazione in Italia negli ultimi anni. Occupazione reale in diversi ambiti e settori (progettisti, installatori esperti territoriali, manutentori, costruttori, ecc.). Se si considera, inoltre, che la norma prevista per il fotovoltaico, in forza della quale sono accordati maggiori incentivi per i prodotti Made in Europe, ha attratto, forse caso unico negli ultimi anni in Italia, investitori Italiani e esteri che hanno investito in stabilimenti produttivi, è facile prevedere che l’applicazione della stessa alle altre fonti rinnovabili  genererebbe quasi un milione di nuovi posti di lavoro.

Ha ragione il Ministro quando sostiene la necessità di rivedere il sistema degli incentivi. Ma è necessario procedere in maniera graduale senza creare problemi irrisolvibili alle piccole e medie aziende. Bene anche differenziare gli incentivi rispetto ai biogas dando priorità al recupero dei sottoprodotti rispetto alle colture agricole dedicate. Però se è vero come è vero che le fonti Rinnovabili hanno avuto in questi anni incentivi tali da garantire extra profitti, è anche vero che questi extra profitti vengono in parte reinvestiti sui territori interessati dagli interventi. Fondamentale e’ mantenere gli incentivi riguardo a situazioni ambientali particolari come la sostituzione dei tetti in eternit, le discariche esaurite, le aree industriali da bonificare. Non vanno dimenticati inoltre i numerosi progetti in itinere su  aree pubbliche su cui i Comuni hanno costruito parte dei loro bilanci futuri.


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