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Lo sport per tutti

3 marzo 2010


Lo sport, innegabilmente, è uno dei fenomeni sociali che ha avuto la maggiore crescita negli ultimi anni.
Quando parliamo di sport inteso come business, non occorre citare numeri oppure scomodare statistiche per avere un'idea della sua entità in quanto si tratta di un fenomeno che possiamo toccare con mano nella nostra realtà quotidiana. Basta ricordare le cifre che girano nel calcio mercato oppure le sempre più frequenti campagne commerciali che si avvalgono di testimonial sportivi per rendersi conto che siamo di fronte ad un'autentica esplosione dei numeri.
Però, sebbene questo fenomeno abbia una forte valenza come modello per lo sport di base, si tratta allo stesso momento di un contesto che sfugge facilmente all'intervento politico - legislativo in quanto segue logiche di mercato che sono distanti da ciò che chiameremo lo sport dei cittadini che pure è in continua crescita, ma che oltre ad essere anche un mercato, si distingue innanzitutto per le sue valenze sociali e per questo sempre di più viene vissuto e rivendicato come un diritto di cittadinanza vero e proprio. Ma questo diritto di cittadinanza, come viene soddisfatto nella realtà?

1. La scuola
Nelle scuole materne l'attività motoria è facoltativa e per questo demandata a progetti decisi dalle singole realtà in base alle proprie risorse...che generalmente sono scarse. Nelle scuole elementari invece fa parte dell'attività curricolare anche se la legge non richiede la presenza di un insegnante di educazione fisica nelle scuole. Nel pratico, quindi, troppo spesso le due ore dedicate al movimento sono sacrificate ad altre materie. A livello europeo, per quanto riguarda le scuole medie e superiori, siamo il fanalino di coda con le due ore preventivate dai programmi ministeriali, quindi decisamente in difetto. Se è vero, allora, che la cultura sportiva nasce tra i banchi di scuola, non sono assolutamente utilizzate le potenzialità che il settore stesso potrebbe esprimere.

2. Associazioni sportive
La nostra regione dispone di un'articolata rete di associazioni sportive che a loro volta usufruiscono di un ampio patrimonio di impiantistica sportiva. Sono tantissimi i giovani che vengono avviati alla pratica sportiva in questi ambienti, ma pure questo dato, in apparenza positivo, va rivisto in modo critico sotto alcuni punti di visti.
Innanzitutto perché quasi mai è gratuito e per questo rimane comunque inaccessibile per alcune fasce sociali, poi perché si regge prevalentemente sul volontariato, aspetto sicuramente di alto valore etico in quanto espressione di una solidarietà sociale auspicabile, che però sul piano dell'intervento pratico può presentare delle criticità. Criticità che nascono dalla natura stessa del volontariato in quanto non è d'obbligo, non è remunerato e per forza viene prestato nei ritagli di tempo. Per queste contingenze, un volontario non può essere obbligato a corsi di formazione oppure di aggiornamento che invece hanno fondamentale importanza per la qualità dell'intervento educativo.
Certamente non manca mai la buona volontà, ma va riconosciuto che certi comportamenti come per esempio un tifo corretto, la lealtà nello sport, il rispetto delle regole e dell'avversario sono frutto di un progetto educativo che richiede un'articolata formazione professionale.

3. Lo sport per tutti
Sebbene la percentuale dei sedentari sia ancora troppo elevata, la tendenza ad una vita attiva è sempre più diffusa e questo lo dicono anche i dati Istat che riguardano la pratica sportiva in generale.
Le motivazioni principali che spingono una persona a fare attività in realtà sono le stesse, a partire dalla più tenera età alla vecchiaia: si cercano il divertimento, la compagnia di altre persone oppure di un gruppo di pari e si è spinti dalla voglia di aumentare le proprie competenze oppure di migliorare la propria condizione fisica.
Quello che cambia però nelle varie fasce di età sono i tempi e i modi della pratica. Va posta particolare attenzione quindi ad una proposta di attività motoria per tutte le età e per tutto l'arco della vita, favorendo la promozione di stili di vita attivi.

Conclusione
Sebbene nella nostra regione ci troviamo di fronte ad un quadro piuttosto evoluto in tema di pratica e impiantistica sportiva nonché di opportunità colte che sono legate ad esse, non si può tuttavia negare che restano ampi margini per un'ulteriore qualificazione dell'offerta.
Siccome la Costituzione prevede che la materia sportiva è di prevalente competenza regionale, sarebbe da analizzare fin dove la nostra regione si avvale della possibilità di essere protagonista in merito. In tal senso andrebbe rivista e integrata, verso lo sport di cittadinanza, la legge 13 del 25.02.2000 affinché, caso mai, si spinga oltre al mero riconoscimento di alcuni diritti legati allo sport oppure a pratiche auspicabili, per arrivare infine a regolamenti e leggi che comportino azioni e finanziamenti concreti.
Sarebbe, per esempio, da legiferare l'obbligo alla formazione nonché all'aggiornamento di tutti i soggetti impegnati nell'educazione sportiva, dagli insegnanti a scuola, agli istruttori, dagli allenatori ai dirigenti tutti. E sarebbe da garantire l'ampliamento delle ore di ginnastica effettuate a scuola in quanto questa è e resta l'unica realtà che raggiunge tutti, ma prescindere dal contesto sociale, dai vari talenti oppure dalla propensione fisica.
Per quanto riguarda le infrastrutture, la regione dovrebbe interpretare un ruolo leader, affinché la pianificazione non sia rinchiusa nei singoli ambiti comunali, ma guardi alla complessità del territorio. Questo per adeguare a moderni standard qualitativi i numerosi impianti esistenti, ma anche per creare una nuova tipologia impiantistica che tenga conto dell'esigenza di tanti cittadini che vogliono fare sport in modo spontaneo e disinvolto, integrato nella vita di tutti i giorni con impianti che facciano parte del tessuto urbanistico. In questa chiave la regione dovrebbe promuovere, nell'assegnazione delle deleghe, un'azione tangibile per la valorizzazione della trasversalità e delle politiche integrate relative allo sport di cittadinanza.
In relazione con queste premesse è necessario promuovere una governance che preveda un ampio coinvolgimento delle organizzazioni sportive e delle istituzioni territoriali rappresentative dell'associazionismo sportivo, promuovendo strumenti di supporto alla loro qualificazione e all'acquisizione di un ruolo in grado di rispondere anche a questa nuova e crescente domanda di attività motoria. A supporto di una politica così strutturata occorre necessariamente prevedere una programmazione territoriale sovra-comunale, che veda le province rivestire un ruolo di coordinamento per razionalizzare gli interventi e rendere accessibili i saperi e le capacità progettuali a un numero più ampio di soggetti pubblici e privati.


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