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Partito Democratico - Emilia-Romagna
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"Il PD č uno strumento, il fine sono il Paese, le Famiglie i lavoratori"

21 settembre 2009

Pubblicato in: Feste

Si riporta di seguito la trascrizione integrale dell'intervista a Pier Luigi Bersani candidato al prossimo Congresso del PD, realizzata da Antonio Di Bella domenica 20 settembre alla Festa del PD di Bologna.

Pier Luigi Bersani, impossibile non cominciare dal lutto collettivo che ha colpito il popolo italiano in questi giorni. Anche alla luce di questa ennesima tragedia, qual è la posizione del PD rispetto alla missione in Afghanistan?
Esprimo innanzitutto il mio lutto e il mio cordoglio per questi giovani morti e per le tante vittime civili della guerra in Afghanistan. Tragedie come questa rendono chiaro il fatto che così non si possa andare avanti: i risultati non ci sono e la situazione del Paese non è certo sotto controllo. Ma la risposta non può essere quella di andarcene, siamo in Afghanistan con la Nato, con altri 13 Paesi e sotto l'egida delle Nazioni Unite, tutti hanno avuto i propri dolorosi lutti ma abbandonare il territorio sarebbe una sconfitta. Sarebbe un ridimensionamento della comunità internazionale e consentirebbe ai talebani di reinstaurare un regime medievale e liberticida. Quello che occorre oggi è una nuova conferenza internazionale che si occupi di riaggiustare la strategia militare. A questo tipo di discorso deve però affiancarsene uno teso alla costruzione di un rapporto comunitario internazionale con gli stati che hanno un peso specifico nell'area, mi riferisco al Pakistan, all'Iran ma anche alla Russia e alla Cina. Occorre insomma che la politica intervenga, che si discuta. Qualcosa che auspico si torni a fare anche in Italia...

Torniamo dunque nel nostro Paese: oggi il quotidiano Libero ha attaccato il presidente Napolitano con toni che ricordano quelli usati dal Giornale contro il direttore di Avvenire. Onorevole Bersani, cosa sta succedendo in Italia?
Usare l'informazione come un randello contro gli avversari ma anche contro gli amici quando alzano la testa è una barbarie. Usarla contro chi, fuori dalla contesa politica, sta garantendo la democrazia con imparzialità e impegno, è picconare la casa. Qui c'è qualcosa che sta assomigliando ad un anticipo di una resa dei conti. Mi spiego: se si fanno i conti il nostro capo del governo per vari motivi è in grado di afferrare e garantire il presente ma non è più in grado di offrire un orizzonte e una prospettiva. Un anno e mezzo fa, dopo la vittoria elettorale, le promesse di Berlusconi potevano sembrare credibili ad una parte del Paese, oggi non è più così. Questo genera i nervosismi tra i suoi alleati a cui stiamo assistendo e sfocia in una deriva populista con atteggiamenti offensivi ed arroganti.

Parliamo di economia: ogni giorno leggiamo che la crisi è ormai alle spalle e che bisogna smetterla con il catastrofismo. Ma cosa sta facendo, o non sta facendo il governo? E cosa può fare l'opposizione?
Il governo ha una linea comunicativa che io definisco "del bel tempo". Se c'è una nuvola vuol dire che sta passando. Purtroppo questo meccanismo ci mette nei guai perché nasconde il vero stato delle cose e impedisce all'Italia di affrontare il problema. I riflessi sulla disoccupazione e soprattuto sul potere d'acquisto devono ancora vedersi. Noi abbiamo perso circa il 5% di Pil, l'anno prossimo forse dovremmo recuperare lo 0,8% di questo passo ci metteremo almeno 10 anni a tornare al punto in cui eravamo. E solo allora potremo dirci fuori dalla crisi. Ma il governo non ha fatto nulla: tutti gli osservatori internazionali convengono sul fatto che l'Italia sia l'unico stato a non aver attuato manovre anticrsi, a non aver immesso risorse nuove. Ci sono progetti che possono ridare stimolo all'economia e creare posti di lavoro, si pensi all'energia verde e al volano che si porta dietro. O al sostegno agli enti locali, ai comuni, che possono attivare cantieri e dare lavoro a imprese e lavoratori. Il governo non solo non parla di questo ma non vuole nemmeno che se ne discuta nelle aule del Parlamento, di questo passo si rischia di trovarsi di fronte ad una crisi della finanza pubblica.

In Italia in effetti si parla d'altro: proprio in questi giorni l'Ocse ha invitato Berlusconi a ritirare le querele contro i giornali. Esiste un'emergenza informazione?
Berlusconi consce bene gli italiani e sa che questo è un Paese che può perfino dar via qualche pezzo di democrazia, senza accorgersene, se pensa che qualcosa gli arriva in tasca. Noi dobbiamo sapere che c'è questo problema. In questi anni Berlusconi ha fatto quello che ha voluto tanto nel pubblico che nel privato ma agli italiani che cosa ne è venuto? La legge elettorale con maggioranza a comando, il Parlamento ridotto nelle sue funzioni - 23 decreti in un anno e mezzo e con 100 parlamentari in più - l'informazione strangolata e indirizzata a piacimento contro amici o avversari, la promessa del sole dopo la crisi e potrei andare avanti. In tutto questo, gli italiani, cosa ci hanno guadagnato?

Congresso: i dati relativi ai primissimi congressi di circolo vedono Bersani al 54% davanti a Franceschini e a Marino. Qual è la tua proposta politica e quali sono le differenze rispetto a quelle degli altri candidati?
Sono contento per come si stanno svolgendo i congressi di circolo e ringrazio quelli che stanno andando a votare. Questo è un momento molto significativo e credo che ci dovrebbe essere maggiore rispetto nel modo in cui viene descritto e presentato da fuori. Noi siamo l'unico soggetto politico italiano ad avere il coraggio di mettersi in discussione. E finito il congresso nazionale saremo più uniti di prima, vedrete, è come nelle famiglie: è quando non si discute che nascono i problemi. Quello che io ritengo fondamentale è che dal congresso esca un partito che abbia una cultura politica originale, che venga sia dalla fusione di quelle che sono le nostre radici ma anche da idee nuove. E poi, ovviamente una struttura territoriale che sia coerente con questa identità. Allora potremo porci al Paese come alternativa al governo, come opposizione capace di rappresentare un futuro diverso.
Infine io sono molto affezionato all'idea delle nuove generazioni, a patto che i giovani non siano una vetrina ma vengano messi nelle condizioni di operare nei territori, di contribuire attivamente con le loro proposte e con la freschezza che si portano dietro.

All'indomani del congresso si riaprirà anche il discorso sulle alleanze? Di Pietro, mondo cattolico, sinistra: come si muoverà il PD?
Nella nostra nuova identità di partito noi pensiamo di poter rappresentare una parte importante della sensibilità del mondo cattolico. Questo perché nel PD c'è una attenzione enorme sui temi sociali, sui temi della sussidiarietà. Io sono per un concetto di laicità che mutui l'essenziale della cultura cattolica democratica, il che non significa annacquare il proprio vino, perchè sono convinto che una convinzione religiosa sia un motore forte per una persona e per una comunità. La laicità è l'autonoma responsabilità della decisione politica, fare il parlamentare significa ragionare non solo per la propria coscienza ma per quella collettiva. La destra ha con la Chiesa un rapporto strumentale ed utilitaristico, noi possiamo averne uno sereno ed aperto.
Per quanto riguarda le alleanze, io mi rivolgerei a tutte le forze dell'opposizione sulla base di una piattaforma che tenga insieme democrazia e coesione sociale. Abbiamo un primo appuntamento con le regionali e possiamo valutare l'applicazione di queste alleanze. Poi ci sono forze in movimento al di fuori del parlamento, esperienze civiche, ambientaliste, con le quali dovremo per forza di cose entrare in contatto.

Valori e identità: il dna dell'italiano e cambiato molto negli ultimi 15 anni anche per l'avvento di Berlusconi. Come porsi dinnanzi a questo scenario?
Valori è una parola che in politica rischia di diventare retorica. Ogni partito è un'autorità civica, non morale ed ha il diritto di chiedere che questo Paese sia amministrato con sobrietà e serietà. Non c'è bisogno di antipolitica ma di sobrietà. L'Italia deve recuperare la sua struttura civica. Servono riforme, devono essere ben chiari i diritti e i doveri, occorre maggiore legalità

Proviamo ad immaginare di ritrovarci qui, a Bologna, tra un anno. Con la situazione attuale e le scadenze importanti dell'agenda politica, come pensi che potrebbe essere la situazione?
Tra un anno avremo alle spalle mesi molto difficili da prevedere. Vedo grande ostentazione di forza in Berlusconi e nel centro destra ma vedo molto nervosismo. Ciò è dovuto sia all'indebolimento del premier sia al fatto che con queste politiche economiche andiamo verso mesi nei quali il governo non potrà più nascondere la realtà ai cittadini. Non prevedo collassi, ma turbolenze sì, per questo l'appuntamento con le regionali sarà molto importante: noi oggi saremmo messi male ma dobbiamo riprendere la strada e mostrare che comincia a delinearsi un progetto nuovo. Il partito è uno strumento, il fine sono il Paese, le famiglie i lavoratori: questa deve essere la missione del PD









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