Home |  PD ER  |  Trasparenza  |  Coordinamenti territoriali  |  PD Nazionale  |  Materiali  |  Articoli  |  Comunicati  |  Elezioni  |  Albo elettori  |  Contatti  |  Audielettori   |
Feed RSS 
Partito Democratico - Emilia-Romagna
  giovedi 25 aprile 2024 Partito Democratico Emilia-Romagna
|
Bonaccini, Bastico, Casadei: il PD che vorrei

20 settembre 2009

Pubblicato in: Congresso 2009

Si riporta di seguito la trascrizione integrale dell'intervista ai tre candidati alla Segreteria regionale del PD, condotta dal giornalista Francesco Spada nel pomeriggio di sabato 19 settembre alla Festa del PD di Bologna.

Il PD che vorrei

Mariangela Bastico
Sono convinta che Dario Franceschini sia il Segretario giusto per mandare avanti il progetto di un PD più accogliente e capace di valorizzare meglio i saperi e le proposte di chi finora non si è sentito a casa qui da noi. Voglio anche un PD meno da combattimento e più capace di proposte, idee e progetti credibili, come lo è stata ad esempio qui in Emilia-Romagna la legge regionale sulla scuola. Voglio un PD che valorizzi di più le donne e le loro qualità, a partire da quelle capacità di ascolto e accoglienza che devono divenire il nostro punto di forza. Voglio un PD che torni nei luoghi di lavoro e di studio, per valorizzare i contributi che possono arrivare da lì, e infine un PD più federale, ossia più radicato e autonomo nei territori, perché è impensabile che da Roma si possono tracciare le linee politiche per ogni regione, mentre è assolutamente necessario che la politica nazionale sia definita dal Segretario nazionale e da quelli regionali.

Stefano Bonaccini
Voglio un PD diverso da quello che ha perso 4 milioni di voti in meno di 2 anni, e non solo per colpa del vento di destra. Al Congresso occorre riflettere su questo, e rilanciare quello che giustamente Pier Luigi Bersani ha definito il progetto politico italiano più importante degli ultimi 20 anni. Occorrerà ragionare sulle nostre troppe risse, così del fatto che ci siamo riuniti per discutere troppo di regole interne, e troppo poco dei temi che stanno a cuore alla gente. Presto, milioni di italiani volteranno le spalle a un Governo che non mantiene le promesse, e a quel punto, se non ci troveranno pronti, sceglieranno il populismo. Ma ci troveranno pronti solo se saremo capaci di darci una identità precisa, ascoltando tutti, a cominciare dai nostri iscritti, però poi arrivando ad una decisione che sia sempre e comunque rispettata da tutti. Voglio perciò un PD popolare, radicato nei territori - e non sempre siamo riusciti ad esserlo finora, anche se sicuramente è avvenuto qui da noi - capace di ascolto, che ritorni nei luoghi di lavoro e di studio, dove manchiamo da troppo tempo, e che alla fine, decisa la propria linea, sia unito non solo nell’essere contro Berlusconi, ma anche nella proposta di una alternativa credibile per il Paese.

Thomas Casadei
Voglio un PD dove ci si confronti pubblicamente, come accade qui oggi mentre non sta accadendo a livello nazionale, ma che poi sia coerente, praticando l’unità nei fatti e non solo a parole, perché la coerenza porta consenso. Voglio un PD che nasca da un Congresso deciso dai suoi iscritti e dai suoi elettori, capace di andare oltre un gruppo dirigente finora troppo impegnato a discutere, e spesso incapace di decidere. Voglio un PD che riconosca che la responsabilità degli insuccessi di questi anni è di tutti, e non certo dei singoli, e l’unico che rompe questo schema di pensiero è Ignazio Marino. Voglio infine un PD che non si radichi nella società, ma radichi quest’ultima in se stesso, praticando i valori della trasparenza, della legalità e del merito nella scelta dei propri dirigenti.

Le cause della crisi del PD

Mariangela Bastico
Sono rammaricata dall’analisti di Stefano Bonaccini: l’intero PD, non solo chi lo ha guidato in questi anni, è responsabile degli insuccessi. Anzi, Walter Veltroni si è ritirato proprio per salvare il PD, e in quel momento, a tre mesi dalle elezioni, l’unico a rendersi disponibile, a mettersi al servizio del partito, è stato Dario Franceschini, mettendoci la faccia, come dovrebbe sempre essere nello stile di tutti quelli che appartengono a questo partito. È anche per questo motivo che moltissime persone oggi sono grate a Franceschini. Aggiungo che se il PD ha fatto male a livello nazionale, anche qui in Emilia-Romagna ha perso 300.000 voti. I problemi ci sono anche qui, e il Congresso è una occasione unica per affrontarli tutti assieme, anche perché stavolta il risultato non è scritto in partenza. Però il confronto deve esserci, perché o questa volta ne usciamo con un’alternativa credibile, oppure sia noi sia il Paese rischiamo moltissimo.

Stefano Bonaccini A Modena, dove sono Segretario, abbiamo discusso e anche molto tra noi dirigenti, Mariangela compresa, ma mai questo è finito sui giornali o in tv: alla fine siamo sempre usciti con una posizione unica e sostenuta da tutti. È poi ovvio che i problemi ci sono anche qui: dopo 60 anni di pace e prosperità, i nostri figli per la prima volta potrebbero avere un futuro meno roseo del nostro presente, e questo spinge ad ascoltare i richiami di chiusura di forze politiche come la Lega. Le buone ricette politiche del passato, quelle che ci hanno reso una delle 10 regioni più ricche d’Europa, non bastano più allora. Occorre parlare di ambiente e politiche sostenibili come fattore di rilancio dell’economia, scommettere sui saperi, e rilanciare il tema del welfare, proponendo nuove formule di collaborazione tra pubblico e privato sociale, anche perché gli enti locali avranno sempre meno risorse a disposizione. Se però è vero che i problemi ci sono stati anche qui, devo aggiungere che quando il partito nazionale sta male, in nessuna parte d’Italia è possibile arginare del tutto quel senso di malessere.

Thomas Casadei
Prima del PD, i partiti del centro sinistra non reggevano la portata delle nuove sfide. Siamo nati proprio per questo motivo, ma siamo ancora un cantiere, e la perdita di consensi che si registra anche qui deriva dalla incapacità di mettere a fuoco i problemi e le sfide del presente, di trovare nuove forme di contatto con la società. Non solo, fatichiamo ancora di più a vederlo, ma anche in questa regione stiamo perdendo la centralità nella cultura. Pensiamo al tema della sicurezza, di come la Lega abbia fornito ad esempio risposte chiare e precise ai cittadini, a prescindere dal loro valore, mentre noi non abbiamo ancora trovato una visione culturale in grado di supportare le nostre politiche di integrazione. La buona amministrazione rischia perciò di non bastare più neanche qui. Occorre rilanciare un grande partito che si radichi nella società e faccia battaglia culturale, spiegando ad esempio che l’integrazione deve cominciare già nei banchi di scuola, e puntando su una economia che metta al centro le tematiche ambientali, puntando ad uno sviluppo di qualità che sfrutti meno i territori.

Immigrazione, sicurezza e legalità

Mariangela Bastico
Sull’immigrazione abbiamo oscillato troppo. In passato spesso abbiamo accondisceso l’idea, sbagliata, che chi è più debole può essere più giustificabile in caso di reato. Solo da poco abbiamo realizzato con forza che la sicurezza attiene al tema della libertà delle persone, specie le donne e gli anziani. Dobbiamo però riconoscere che la grandissima maggioranza degli immigrati che vivono qui lavorano e creano ricchezza per tutti noi. Intanto il Governo fa politiche disastrose in materia, perché alimenta solo le ansie delle persone e non trova alcuna risposta concreta, ma anzi al contrario tagli i fondi alle forze dell’ordine. Si pensi al reato di immigrazione clandestina: non solo è ingestibile, perché non potremmo mai reggere il peso a livello di magistratura e col sistema carcerario, ma causa anche l’effetto di fare morire le persone in mare. E questo non è degno di un Paese civile, a nessuna condizione e per nessuna ragione.

Stefano Bonaccini
Occorre dire con chiarezza, come avviene in qualsiasi Paese democratico del mondo, che qui non può esserci posto per tutti. Ma visto che la gente scapperà sempre dalla guerra e dalla fame, occorrono politiche bilaterali che aiutino queste persone a casa loro, così come ne vennero fatte in Albania, con successo, dal Governo Prodi. Chi però è in mare e rischia la vita devi portarlo a terra, perché il rispetto della vita umana è la prima condizione di un Paese democratico. Quanto all’integrazione, cominciamo dalle scuole, mettiamo i bambini insieme, e vedremo che in questo modo ci saranno molti pregiudizi in meno. Infine dobbiamo dire forte e chiaro ai cittadini che il Governo predica più sicurezza, ma intanto taglia le risorse alle forze dell’ordine e appalta il tema alle ronde e ai privati. Però mi chiedo: chi combatte la criminalità organizzata che in tempi di crisi sempre più prova a radicarsi anche qui da noi? Le ronde private, i vigili urbani, o la Polizia e i Carabinieri? La mia risposta è ovviamente queste ultime forze, ma non è quella del Governo, che in questo momento sta mandando in pensione, senza rimpiazzarli, 12.000 agenti.

Thomas Casadei
Su questo tema sono d’accordo al 100% con Mariangela e Stefano e penso che il PD possa costruire una alternativa democratica in materia. Occorre però non tradurre tutto in ansie e paure, anche quando non ce ne è bisogno, e imporre la realtà su una percezione che spesso rischia di divenire più reale dei fatti. Diciamo ad esempio che nei paesi piccoli gli asili e anche i negozi al dettaglio restano aperti proprio grazie alla presenza degli immigrati. Il discorso vale anche per la legalità: la legge va rispettata sempre, a tutti i livelli, ma riconosciamo anche che il nostro sistema carcerario è in gravissima crisi, e al momento non è all’altezza di un Paese civile e democratico. Infine, oltre a proteggere e essere inflessibili in caso di reato, occupiamoci anche della prevenzione.

Le alleanze politiche

Mariangela Bastico
Nessun partito da solo può arrivare al 51%. L’autosufficienza è un falso tema, ma è anche vero che noi dobbiamo aspirare ad una vocazione maggioritaria, aggregando storie e culture diverse e provando a parlare ad ampie fasce della popolazione. Proprio in questa regione, la vocazione maggioritaria è sempre stata un tratto distintivo ed è stata decisiva per la stabilità delle amministrazioni. Venendo alle alleanze, queste non possono essere decise nel Congresso né a livello nazionale, ma vanno definite nei territori, partendo dai programmi. L’esperienza dell’Unione è stata fallimentare e ci ha impedito di governare, e non deve essere replicata mai più. Se poi mi si chiede dell’UDC, dico che non ho preclusioni a propri: si valuti sempre in base ai programmi, ma francamente non aspiro ad indicarlo fin da ora come uno dei nostri alleati.

Stefano Bonaccini
Modena è stato l’unico capoluogo di provincia dove siamo andati al primo turno senza l’Italia dei Valori, che parlava di una città distrutta dal Sindaco uscente, e Rifondazione, e abbiamo comunque vinto. Negli altri Comuni invece sono state fatte alleanze anche con questi partiti. Questo per dire che siamo contrari a priori all’idea delle alleanze imposte da Roma, così come riteniamo che non possono essere più fatte a tavolino, ma sempre e comunque partendo dai programmi, come avviene in Regione dove forse abbiamo la Giunta più efficace e meno litigiosa del Paese, pur essendo composta da forze che vanno da Rifondazione all’IdV. Passando all’UDC, cito il caso di Rimini, dove un’alleanza trasversale basata sui programmi, da Rifondazione a questo partito, ci ha fatto vincere le elezioni. Ecco, se la base è il programma, io non ho tabù per nessuno.

Thomas Casadei
Prima occorre definire il progetto, e solo dopo le alleanze. Ciò detto, dobbiamo avere una vocazione maggioritaria, e conquistare i voti, anche quelli degli elettori del centro destra, forti delle nostre proposte. Questo vuol dire però non delegare ed appaltare temi che devono essere nostri ad altri. Oltre che sui programmi, le alleanze devono inoltre essere costruite in maniera trasparente, e non nel chiuso delle Segreterie, o addirittura imposte da Roma. Lì ad esempio, qualcuno sta pensando ad un’alleanza a priori con l’UDC, ma attenzione, perché questa impostazione rimette in campo un partito che soprattutto al sud vive qualche ambiguità in tema di legalità, e che deve ancora farci capire cosa pensa della scuola pubblica e dei temi della laicità.

La possibile ricandidatura di di Vasco Errani alla Presidenza regionale

Mariangela Bastico
Errani ha governato molto bene, è tra i Presidenti più autorevoli e non a caso presiede la loro Conferenza. Sta a lui sciogliere le riserve, e poi al PD e alle sue norme indicare il percorso per la selezione delle candidature. Se sarà scelto lui, avrà il mio più convinto appoggio e sostegno.

Stefano Bonaccini
Vasco Errani è stato ed è uno straordinario Presidente regionale. Con le difficoltà che il centro sinistra vive in Italia, faremmo benissimo ad accettare la sua candidatura, fermo restando il rispetto delle regole di democrazia che ci siamo dati.

Thomas Casadei
Mi auguro che il Congresso regionale del PD non si traduca in un referendum su Vasco Errani. Si discutano piuttosto i temi e si consegni il frutto delle discussioni ai nostri dirigenti e candidati. Vasco Errani ha lavorato sicuramente bene, ma occorre anche pensare ai prossimi decenni e a lanciare nuove energie e risorse per il futuro.


TAGS:
stefano bonaccini |  mariangela bastico |  thomas casadei |  intervista |  feste |  bologna |  congresso 2009 | 

Bookmark and Share





Ricerca nel sito
»

modena ambiente emilia-romagna pd emilia-romagna pd bologna stefano bonaccini
Visualizza la galleria completa »
 Partito Democratico dell' Emilia-Romagna - Via Cairoli, 7 - 40121 - Bologna - Tel 051 03 92 661 - Fax 051 03 92 660 - C.F. 91 290 380 376 - Privacy Policy 
Il sito web del PD Emilia-Romagna non utilizza cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie strettamente necessari per la navigazione delle pagine e di terze parti legati alla presenza dei "social plugin". Per saperne di più Accetto