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Partito Democratico - Emilia-Romagna
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"Trarre dal 25 Aprile l'insegnamento della Resistenza"

24 aprile 2008


25 Aprile: festa italiana. Renato Zangheri, come mai 60 anni dopo non riesce ancora ad essere la festa di tutti gli italiani?
Certo è da chiederselo. In Francia il 14 luglio, data dell’inizio della grande rivoluzione, è patrimonio di tutti i francesi. Ma non si può dire che in Francia non via siano state, nel 1789 e negli anni seguenti, tensioni, vendette, ghigliottine. Nelle guerre, e specie nelle guerre civili, vi sono sempre stati strascichi e scorrimenti di sangue, ma vengono superati, quasi sempre, di regola, attraverso un rafforzamento della coscienza nazionale, dell’unità nazionale. Forse in Italia non c’è stato uno sforzo di conciliazione? O non è stato sufficiente? Eppure i fascisti sono stai graziati dalla legge di amnistia di Togliatti, salvo che per i colpevoli di delitti efferati. Ma quasi tutti i fascisti che erano stati sospesi dagli uffici pubblici furono reintegrati. Non si è verificata nessuna persecuzione rilevante. Casi di vendetta non estesi non sono da escludere, e se sono stati scoperti ed ora vengono rivelati grazie alla ricerca di alcuni studiosi, non è male che siano stati denunciati. Questo però non servirà a rovesciare il giudizio storico sulla Resistenza.

Gli ideali della Resistenza sono ancora attuali?
Questa è la domanda giusta. Non solo sono attuali, ma stanno a fondamento esplicito della Costituzione dello Stato. Esistono costituzioni che durano secoli, anche in Paesi che sono stati divisi, come gli Stati uniti. I principi di libertà personale, di uguaglianza, i diritti civili, la centralità del lavoro, il rispetto delle fedi religiose, la solidarietà, il ripudio della guerra sono valori universali, che restano attuali per la nostra, e spero per le generazioni future. Forse dovrebbero essere illustrati e insegnati con maggiore larghezza e impegno nelle nostre scuole. Questo è un punto debole.

Cosa dire alle donne e agli uomini che hanno combattuto per l’indipendenza e la libertà del Paese?
Si deve dire che non hanno combattuto inutilmente. Per oltre un cinquantennio abbiamo vissuto in una democrazia pacificamente, nel rispetto gli uni degli altri. Abbiamo sconfitto il terrorismo. Non voglio dipingere una società senza macchie, senza ingiustizie, senza povertà. Ma venivamo da un regime oppressivo, dove i diritti erano calpestati e la guerra voluta da Hitler e da Mussolini aveva ridotto l’Italia in macerie. Il 25 Aprile fu come se fossimo tornati alla vita, dopo patimenti che in gran parte, nello scorrere degli anni, sono stati dimenticati. Ed è bene non guardare indietro, ma dal passato qualche insegnamento dobbiamo pure trarlo, ed è l’insegnamento della Resistenza, di qualunque colore, di laici e di cattolici, di donne e di uomini coraggiosi.

E cosa dire ai giovani per non cadere nella retorica? Cosa augurare a loro, e a noi stessi, il 25 Aprile 2008?
Io penso che si debba dire la verità storica. Gli eroismi, i sacrifici, gli ideali che erano in gioco. Anche gli errori, le colpe di alcuni. Mi auguro che non venga forzata la conoscenza dei fatti a fini di parte. L’essenziale è noto, e non può essere cancellato: il 25 Aprile 1945 iniziò per l’Italia, e negli stessi giorni per i Paesi coinvolti nella guerra, una nuova storia. I popoli vissero un momento di pace e di speranza. Purtroppo vi sono popoli che ancora oggi si combattono sanguinosamente per confini insignificanti, per rivendicazioni che si potrebbero risolvere con un confronto pacifico. È stato detto da un Papa che le guerre sono una strage inutile. Mi auguro che venga fermata questa strage tra gli Stati e dentro gli Stati. Questo dovremmo prometterci il girono del 25 Aprile: pace e concordia per tutti.


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