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25 Aprile: ieri come oggi, per la Libertà

24 aprile 2009

Pubblicato in: Interviste

Renato Zangheri, sessant'anni fa, la Resistenza verso il nazifascismo. Oggi, nel 2009, verso cosa bisogna sforzarsi di resistere?
Bisogna anzitutto resistere alla crisi economica e sociale che è ancora attiva, come dimostrano il persistere, anzi l'aggravarsi, della disoccupazione e le difficoltà del credito. È necessario un impegno molteplice, continuo, tanto più urgente perché noi italiani siamo stati colpiti dalla catastrofe dell'Abruzzo. Questa dolorosa circostanza deve spingerci ad affrontare i problemi aperti con tutto il rigore, l'energia e la solidarietà possibili. Solidarietà significa anche pagare le tasse, ascoltare i cittadini, far funzionare le amministrazioni pubbliche.

A Bologna e in molte altre città dell'Emilia-Romagna siamo in campagna elettorale. Quali i valori della Resistenza ancora oggi attuali e sui quali bisognerebbe insistere anche nelle proprie proposte e programmi alle comunità?
La libertà, come è limpidamente definita dalla Costituzione, libertà civile, politica, religiosa, dalla paura, dal bisogno, dalla violenza; libertà di tutti, dei più deboli, dei più sfortunati, libertà degli individui, delle etnie, delle nazioni.

A tale proposito, a sessant'anni dalla Resistenza, almeno a livello mediatico della parola libertà si è appropriato lo schieramento politico di centro destra, che ospita tra le sue fila anche gli eredi di chi calpestò a suo tempo i diritti di milioni di cittadini. Cosa occorre per far ribaltare questo assurdo paradosso?
I nazisti chiamavano "libertà tedesca" il regime di oppressione che avevano instaurato in Europa: è la prova, una delle prove, che le parole possono essere manipolate e falsificate. Contro queste falsificazioni bisogna condurre una battaglia quotidiana. Una battaglia politica e culturale.

Molte delle persone che lottarono per la Resistenza sono ormai scomparse o sono comunque nell'autunno della propria esistenza. Cosa occorre tramandare ai giovani, e in che modo, per far sì che il senso del loro sacrificio non vada perso?
Servono principalmente la scuola, la famiglia. Servono mezzi. Quando leggo degli stipendi degli insegnanti mi viene da rabbrividire. I tagli alla spesa scolastica sono un obbrobrio. Si accorgono ora delle cose che non vanno? Perché non si porta a fondo un paragone fra le province e le regioni, un esame comparativo, che metta nella giusta luce le esperienze positive e quelle negative, perché non si discutono apertamente di fronte a tutto il Paese gli indirizzi educativi a questa svolta di secolo, a questo livello di sviluppo delle tecniche, delle scienze? La ripresa non verrà da sola. La condizione di una ripresa duratura sarà più che mai il progresso dell'istruzione, dello studio, della ricerca.


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