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Partito Democratico - Emilia-Romagna
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Autonomie scolastiche: valorizzare, non tagliare

23 febbraio 2009

Pubblicato in: Iniziative pubbliche

Allegati 1 - Il documento sulla scuola presenta durante la Conferenza dal PD Emilia-Romagna

"Occorre rendersi conto che il Governo sta mettendo in crisi anche i sistemi di eccellenza come quello emiliano-romagnolo". Non si affida a giri di parole Marilena Pillati per descrivere la situazione attuale che vede il sistema delle autonomie scolastiche messo seriamente a repentaglio dai tagli operati da Palazzo Chigi e dalla futura approvazione della legge delega sul federalismo fiscale. "Qui da noi - prosegue Pillati - dalla legge Bassanini in poi si è lavorato affinché le autonomie locali potessero dire la loro sul tema della scuola". Oggi però, "l'attuazione di quelle stesse deleghe" è messa a repentaglio dalla mancanza di un adeguato sostegno economico. Per questo, conclude la responsabile Scuola ed Università del PD dell'Emilia-Romagna, bisogna rendersi conto che "ragionare in termini di federalismo fiscale significa anche capire come valorizzare e salvaguardare i sistemi che hanno sempre avuto la capacità di innovare e arricchire il sistema nazionale con idee e spunti di riflessione".

Insieme a lei, sul palco de seminario "Autonomie Scolastiche e Autonomie Locali. Il ruolo dei sistemi territoriali nella prospettiva del federalismo fiscale", organizzato dal PD dell'Emilia-Romagna, sono presenti anche i senatori Walter Vitali e Mariangela Bastico, entrambi membri delle Commissioni parlamentari Affari Costituzionali e Questioni Regionali, che si è impegnata per la modifica della legge delega sul federalismo fiscale nella discussione delle scorse settimane al Senato. Per Vitali il lavoro della commissione ha ampiamente modificato il testo originale della legge, garantendo una forma di "federalismo cooperativo", una devoluzione che sappia cioè salvaguardare i diritti di tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione in cui essi risiedono. Altro punto cruciale sul quale il PD si è battuto, è l'inserimento di una norma che garantisca la copertura con finanziamenti statali di almeno l'80% dei livelli essenziali di prestazioni (LEP) in tema di sanità, assistenza e istruzione. Investire dunque, invece di tagliare, conclude Vitali, reperendo i fondi necessari grazie all'ormai improrogabile "sburocratizzazione della macchina pubblica".

Mariangela Bastico esordisce tracciando il quadro della situazione attuale della scuola italiana, un momento che la senatrice non esita definire "di crisi senza precedenti". Questo perché, all'operato del ministro Gelmini che "mira all'impoverimento e alla cancellazione delle innovazioni che hanno dato ottimi risultati nella scuola dell'infanzia ed elementare", con lo scenario di un "ritorno ad un modello tradizionale" del tutto inadeguato alle esigenze formative di oggi, si aggiungono le incognite del federalismo proposto dal Governo. Un federalismo anomalo, che considera esclusivamente "il rapporto tra Stato e Regioni", tralasciando le autonomie e le realtà locali. Queste andrebbero invece valorizzate, propone l'ex viceministro all'Istruzione, dal momento che "le politiche anticrisi non possono che passare per quelle dello sviluppo locale". E in regioni come l'Emilia-Romagna, la reciproca connessione tra saperi e istruzione da un lato e progresso economico e coesione sociale dall'altro, ha prodotto risultati di vera eccellenza che devono essere valorizzati per servire come spunto per il rilancio di tutto il Paese. Un messaggio, questo, che deve essere ribadito anche in campagna elettorale, sottolinea la deputata Manuela Ghizzoni, "perché il PD - prosegue - deve assumere l'educazione ed il sapere come priorità del suo programma". A partire da "un patto forte contro la riforma Gelmini", proseguendo con un'attenta valutazione della legge sul federalismo fiscale che, dopo il passaggio al Senato, proseguirà nelle prossime settimane il suo iter istituzionale alla Camera. E proprio in questa sede, conclude Ghizzoni, "non si dovrà abbassare la guardia".

Prendendo la parola, il Sindaco di Forlì Nadia Masini ha chiesto chiarezza sulle competenze che saranno effettivamente affidate alle autonomie locali con l'attuazione del federalismo fiscale. Il Governo è assolutamente vago in tal senso, ha dichiarato, e per questo è bene che Regioni ed enti locali, anche grazie al sostegno del PD, chiedano con forza di definire un quadro più preciso. Se non avverrà, ha dichiarato, Comuni e Province rischiano di trovarsi a gestire una situazione estremamente difficile senza i fondi e le competenze necessari per farlo, mentre i cittadini imputeranno a loro eventuali scadimenti nella qualità dei servizi scolastici. "In passato - ha concluso - abbiamo spesso investito e lavorato colmando le lacune degli altri, e anche questo ha permesso la grande crescita qualitativa del sistema formativo emiliano-romagnolo. Oggi, pur facendo il massimo per continuare a investire, solo una precisa attribuzione di ruoli e di fondi alle autonomie locali può garantire la salvaguardia di questi livelli qualitativi".

Concetti e posizioni sui quali si è detto assolutamente d'accordo Paolo Rebaudengo, Assessore all'Istruzione della Provincia di Bologna, che riprendendo le parole di Pier Luigi Bersani ha giudicato del tutto incerti e insufficienti i fondi destinati ai territori con il recente accordo Stato-Regioni. Più in generale, ha proseguito, il tema della crisi economica, e l'incapacità congenita di affrontarla da parte del Governo, non possono essere sganciati dallo scadimento della qualità scolastica. A questi aspetti dobbiamo dedicare la massima attenzione e visibilità, ha dichiarato, così come occorre sottolineare con forza che le autonomie locali sono state "calpestate" dalle politiche e dalle scelte del Governo sulla scuola. Emblematico, a tale proposito, il capitolo dell'edilizia scolastica: in l'Emilia-Romagna, dove cresce la popolazione degli studenti e con essa la necessità di ampliare gli istituti o costruirne di nuovi, le autonomie locali disporrebbero dei fondi per operare in tal senso. Da Roma però, i fondi sono stati bloccati spiegando che se fossero spesi si sforerebbe il patto di stabilità. Una scelta davvero paradossale, ha concluso Rebaudengo, perché è proprio rilanciando gli investimenti e i lavori pubblici che si potrebbe contrastare la crisi rilanciando le economie locali.






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