Care democratiche, cari democratici,
quella che si terrà tra pochi giorni, sarà una tornata elettorale particolarmente impegnativa. In Emilia-Romagna, infatti, non si voterà soltanto per le Elezioni Europee, ma anche per eleggere Sindaci e Consigli comunali in ben 250 Comuni, di cui cinque capoluoghi.
Sarà un derby tra chi punterà sulla rabbia e chi sulla speranza. Da poche settimane il governo Renzi è alla guida del Paese, con l’obiettivo di dare risposte principalmente in due direzioni: riforme istituzionali, riforme economiche e sociali. Il superamento delle Province, l’incentivazione per i Comuni ad associarsi in Unioni o fondersi tra loro, la futura abolizione dell’attuale Senato per ridurre di oltre 300 il numero dei Parlamentari e superare il bicameralismo paritario, la riforma del Titolo V sono alcuni esempi di interventi che oltre a far
risparmiare un miliardo di euro di costi della politica, porteranno ammodernamento ed efficientamento delle nostre istituzioni.
Sappiamo però che con una nuova, buona, legge elettorale o con il taglio delle Province non si mangia e non si arriva a fine mese. È per questo che diventa prioritario aggredire la vera emergenza:
creare nuovi posti di lavoro e ridurre la precarietà, far ripartire e sostenere la crescita, riformare il mercato del lavoro, investire su nuove politiche industriali, superare il patto di stabilità interno per liberare risorse per investimenti nei territori, tagliare il costo del lavoro. Il taglio del 10% dell’IRAP, attraverso l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie (escludendo i risparmi delle famiglie), per far pagare qualcosa in più a chi ha avuto di più in questi anni, avverrà dopo
la più grande redistribuzione di risorse mai fatta verso chi fa fatica ad arrivare a fine mese: soltanto chi è ricco e può permettersi una fiorentina a pranzo e a cena può sbeffeggiare l’aumento in busta paga di 80 euro ogni mese per undici milioni di lavoratori che ne guadagnano meno di 1500. Ciò non risolve i problemi del mondo, ma è stato un primo significativo provvedimento verso chi ha stretto la cinghia in questi anni e dopo di loro si interverrà su incapienti, pensionati, partite IVA.
Fare bene in casa nostra è il miglior biglietto da visita per tornare protagonisti in Europa. L’Europa che va al voto è attraversata da malessere sociale e preoccupazione per il futuro. Serve una forte affermazione delle forze socialiste e democratiche per evitare che i cittadini siano ostaggio di una rivolta populista che non offre alcuna prospettiva credibile per risolvere i problemi. Noi, convinti europeisti, vogliamo un’Europa molto diversa da quella che abbiamo conosciuto in questi anni: in particolare
va superato il dogma dell’austerità, ad esempio armonizzando le politiche fiscali e spostando il peso della tassazione sulla rendita finanziaria per liberare risorse per la crescita e lo sviluppo. Così come occorre mutualizzare il debito e prevedere piani di investimento a sostegno della piccola e media impresa. Noi vogliamo dunque un’altra Europa, più democratica ed inclusiva, che abbia come pilastri della sua azione la crescita, il lavoro e l’innovazione. Se il PD avrà un grande risultato possiamo essere, nel PSE, il gruppo più numeroso al Parlamento Europeo e svolgere un ruolo di primo piano per cambiare verso all’Europa, esattamente come stiamo facendo cambiare verso all’Italia.
Stefano Bonaccini