“Appena approvato in Commissione emendamento su wi-fi libero: l'offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite tecnologia wi-fi non richiede l'identificazione personale degli utilizzatori" (ce l'abbiamo fatta, insieme a Alessia Mosca Paolo Coppola Enza Bruno Bossio Gianclaudio Bressa Stefano Quintarelli... e grazie a Francesco Boccia!)”. Questo il messaggio postato su Facebook da Marco Meloni, deputato Pd e componente della Commissione Affari costituzionali, dove segue i temi dell’Agenda digitale, non appena approvato il emendamento al Decreto del fare in materia di liberalizzazione del WI-FI.
Un passo decisivo per chi tifava per il WI-Fi veramente libero. Una vittoria per il PD che si è battuto per modificare l'articolo 10 del decreto che ora dice: "L'offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite rete WIFI non richiede l'identificazione personale degli utilizzatori. Quando l'offerta di accesso non costituisce l'attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l'articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° gennaio 2003, n.259 e successive modificazioni, e l'articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni".
In una nota Meloni solo ieri aveva dichiarato che “la liberalizzazione del Wi-fi in Italia andrà avanti e il testo finale del DL Fare dovrà essere più avanzato della versione licenziata dal Consiglio dei Ministri. Spero che anche le difficoltà emerse durante i passaggi in Commissione saranno superate e non ci saranno complicazioni per cittadini e operatori.
Per questo abbiamo richiesto ai relatori del provvedimento di presentare un nuovo emendamento, che affermi il principio della libertà di accesso in modo chiaro e inequivocabile. Insieme ai colleghi del Partito Democratico coi quali abbiamo lavorato alle misure per l’Agenda digitale – primi tra tutti Alessia Mosca, Paolo Coppola, Enza Bruno Bossio, Gianclaudio Bressa – avevamo già richiesto un intervento di questo genere, che purtroppo non è stato approvato in Commissione, a causa del parere negativo dei ministeri competenti e della contrarietà di altri gruppi parlamentari. A quel punto abbiamo accettato che venisse votato un testo, volto ad introdurre almeno una misura in materia di tutela della riservatezza dei dati personali richiesta dall’Autorità per la privacy. Si tratta di una norma del tutto insoddisfacente, ma non demordiamo: confidiamo nel recepimento della nostra proposta, che crediamo possa essere ora condivisa da tutti i gruppi parlamentari, ed in un atteggiamento positivo da parte del governo.
Poiché in momenti come questo la pressione della comunità di esperti e appassionati è fondamentale mi auguro che la rete dia il suo contributo a una decisione positiva da parte della Camera”.