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Partito Democratico - Emilia-Romagna
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Tempestività e strategia per uscire dalla crisi

3 dicembre 2008

Pubblicato in: Iniziative pubbliche

Allegati 1 - il volantino dell'iniziativa

“Dalla crisi si esce formulando proposte concrete, non con gli slogan, ed è per questo che abbiamo promosso la conferenza e organizzeremo presto altri incontri”.
Così Serse Soverini, Responsabile Economia del PD E-R, ha aperto i lavori, ricordando che il Partito sta agendo in stretto coordinamento con i parlamentari impegnati sui temi economici, così come nei tavoli di confronto con la Regione e gli altri enti locali. Per Soverini il momento attuale può essere superato solo conciliando risposte immediate alle emergenze più pressanti, e strategie che garantiscano un valido collocamento del Paese nello scenario globale.
Elementi entrambi assenti nelle misure varate dal Governo: emblematica, a tale proposito, la soppressione degli incentivi per la riqualificazione ambientale degli edifici introdotti dal Governo Prodi. “Non solo sono stati negati contributi ai cittadini – ha spiegato – ma si è scelto di ignorare un settore sul quale altrove si investe moltissimo, perché si scommette a ragione sulle sue capacità di generare occupazione e sviluppo".

Un approccio tanto tempestivo quanto lungimirante è stato invocato anche dall'Assessore regionale alle Attività Produttive Duccio Campagnoli.
Intervenendo ha parlato di un Governo miope e restio a considerare che la crisi attuale è stata sì scatenata dal collasso della finanza creativa, ma dipende da fattori strutturali più complessi, quali la drastica contrazione dei salari medi, vera causa del credito facile, il logorio di modelli di produzione tradizionali, primo su tutto l'automobilistico, e l'irrompere di player potentissimi come Cina e India. In una parola: la globalizzazione, che Tremonti, “nuovo autoproclamato guru dell'economia mondiale”, spaccia come l'origine di tutti i mali (ammiccando con l'intero centro destra alla banale ed incendiaria equazione del fenomeno con l'immigrazione), ma che andrebbe invece considerata come una grande opportunità per ridisegnare la vocazione produttiva e le sorti del Paese.
Proprio una necessità analoga imposta dall'esterno, l'introduzione dell'euro, aveva d'altronde permesso all'Italia, e in particolare all'Emilia-Romagna, di vincere la sfida dei mercati non più grazie alla svalutazione della lira, bensì puntando su qualità e innovazione. È perciò dai territori che occorre ripartire, fornendo credito - ma con estremo raziocinio - alle piccole e medie imprese che vogliono puntare sull'innovazione, così come sostenendo quegli enti locali che promuovono servizi di qualità. Priorità che trovano d'accordo le stesse banche, coscienti che la loro crescita è legata a doppio filo a quella dei territori, e un sistema imprenditoriale sempre più scettico sulla capacità di reggere la sfida globale a colpi di misure una tantum. Il Governo è insomma del tutto fuori strada, e ben presto, quando sarà il momento di passare dagli spot ai fatti, dovrà renderne conto all'intero Paese. 

"Inutile nasconderlo, i dati ci mostrano una crisi ben più grave di quella del ‘29". Parte da questo assunto l'analisi di Vincenzo Visco sulla situazione dell'economia mondiale all'indomani dell'autunno nero che ha fatto vacillare le fondamenta di tanti Paesi. E lo "tsunami", prosegue l'esponente del PD, "deve ancora abbattersi con tutta la sua potenza".
Dall'osservatorio privilegiato del NENS (Associazione Nuova Economia, Nuova Società), di cui è presidente, Visco ha potuto prendere in esame le ripercussioni che la crisi finanziaria avrà sull'Italia e le previsioni sono tutta'altro che rosee. Nell'arco del prossimo anno "esiste il rischio concreto che oltre un milione di persone perdano il posto di lavoro" e che il "Pil diminuisca di un punto percentuale". Per questo bisognerebbe agire subito, con un intervento di bilancio "rapido e robusto". Il Governo risponde invece con "rassegnazione, aspetta e non fa nulla", anzi, dopo i noti trascorsi di "cartolarizzazioni e finanza creativa", oggi Berlusconi e Tremonti "si ergono a Paladini dell'europeismo e del rigore" per guadagnare tempo e vendere agli italiani una visione ottimistica delle cose. "Questo perché - prosegue Visco - non esiste una strategia a lungo termine" e anzi spesso le azioni del governo risultano essere "dannose".
La risposta dello Stato alla crisi economica deve essere invece immediata e consistente e, soprattutto, "una tantum", per evitare l'allontanamento da quel sentiero di riduzione del debito "che dobbiamo sempre cercare di percorrere". Esistono tante realtà che "beneficiando di investimenti statali, potrebbero creare prodotto interno lordo" e quindi contribuire a rimettere in moto l'economia. Si pensi agli Enti Locali, suggerisce il presidente del NENS, "a tutti quei Comuni che hanno dovuto accantonare progetti di opere pubbliche", e che, oggi, andrebbero messi in condizione di portarli a termine. Con una manovra non inferiore al 2% del Pil in due anni, l'Italia potrebbe riuscire ad affrontare lo "tsunami", sostenendo i redditi delle fasce più deboli della popolazione e creando liquidità, "ad esempio con lo smaltimento del debito dello Stato nei confronti delle imprese".
"Le proposte del PD ci sono" conclude Visco, "servirebbe collaborazione, servirebbero condizioni minime di decenza da parte di chi ci governa" ma in quanto a decenza, le azioni dell'attuale governo sono sempre state al ribasso.




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