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Referendum. Malavasi: “sosteniamo la risposta ‘B', per una scuola di qualità e per tutti”

22 maggio 2013

Pubblicato in: Dichiarazioni

Domenica 26 maggio a Bologna si voterà per il referendum consultivo sul tema dei fondi alle scuole materne private.

Nelle schede elettorali il quesito che si leggerà sarà il seguente:

"Quale, fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali, che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole di infanzia paritaria a gestione privata, ritieni più idonee per assicurare il diritto all'istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell'infanzia?

a) utilizzarle per le scuole comunali e statali

b) utilizzarle per le scuole paritarie private?"

Un quesito a mio parere mal posto, ambiguo e ingannevole, che però ci permette di fare una riflessione sull'educazione di ogni bambino fin dalla prima infanzia come investimento fondamentale per la crescita e lo sviluppo della persona.

Partiamo col dire che Bologna, fin dal 1994, riesce a garantire l'accesso al 98,4% della domanda dei bambini dai 3 ai 6 anni grazie ad un sistema integrato fatto di scuole statali, comunali e private paritarie. Questo ha permesso di garantire non soli alti livelli di risposta ai diritti dei bambini e alle esigenze delle famiglie, ma anche livelli invidiabili di qualità e di equità, all'interno di un sistema d'istruzione riconosciuto sia dalla normativa regionale che nazionale, nel rispetto del principio di sussidiarietà sancito nella Costituzione.

Grazie a questo sistema, oggi la nostra Regione riesce ad accogliere il 92,5% di bambini in età, iscritti per il 47,06% in scuole statali e per il 52,94% in scuole paritarie (sia comunali sia private).Questo 52,94% è composto da 36,41% di scuole comunali e dal 62,86% di scuole private. Complessivamente vengono accolti nelle scuole dell'intera Regione più di 115.000 bambini.

Questo sistema plurale, governato dal pubblico, con standard e regole condivise e un unico coordinamento pedagogico provinciale, che ne ha garantito percorsi di qualificazione dell'offerta formativa e formazione per tutti i docenti, rappresenta oggi una grande risorsa per tutto il Paese e rappresenta un modello di welfare di comunità di eccellenza.

A Bologna lo sforzo del Comune è decisamente sopra la media regionale. Infatti gli 8.988 bambini trovano posto nel 60% (5.327) nelle scuole comunali, nel 23% (2.050) nelle scuole paritarie private (di cui 1.825 nelle "convenzionate" e 225 in quelle "non convenzionate") e nel 17% nelle scuole statali (1.611).

Per sostenere questo sistema il Comune investe 36 milioni di euro per garantire le sue scuole comunali e tramite convenzione investe 1 milione di euro per le scuole statali e 1 milione per le scuole paritarie, proprio per garantire la medesima qualità dell'offerta formativa ed equità, senza discriminazione di censo, religione o fisica, rispettando la libertà di scelta delle famiglie.

Cosa significa dunque togliere 1 milione di euro alle private paritarie, per destinarle alle scuole comunali, come chiede il referendum? Con la medesima cifra il comune potrebbe garantire circa 145 posti, dato che il costo per bambini nelle scuole comunali è di 6.900 euro, ossia meno del 10% dei posti garantiti dal privato convenzionato, che con la medesima cifra assicura 1.825 posti.

Togliendo dunque questo importo, le famiglie che frequentano le scuole private paritarie, nel rispetto della libertà di scelta, si vedrebbero aumentare le rette, andando a creare scuole per ricchi e scuole per poveri, andando a perdere quell'uguaglianza sostanziale delle opportunità. Le conseguenze? Aumento dei costi, riduzione dell'offerta e aumento delle liste di attesa.

Sinceramente non mi sembra la strada giusta e il quesito non riconosce il lavoro che in questo territorio si è fatto per garantire una forte coesione sociale partendo anche da una alleanza strategica che ha portato ad avere un sistema avanzato misto pubblico-privato all'avanguardia al quale non si può rinunciare senza mettere a rischio un sistema universalistico e di qualità.

Il referendum non ci chiede di scegliere tra la scuola pubblica e la scuola privata, ma ci chiede di scegliere se difendere o no un sistema equo, universale, di qualità.

La battaglia da fare invece è quello di chiedere una maggiore presenza dello Stato, senza lasciare soli i comuni nel garantire un sistema universalistico che dovrebbe essere garantito dallo Stato e al quale bisogna chiedere di più. Come partito stiamo lavorando in questa direzione, sia chiedendo un maggiore investimento dello Stato, sia il riconoscimento di questo sistema come valore per l'intero Paese , riconoscendo la sua funzione sussidiaria, con una quota da destinare da parte dello Stato ad ogni bambino che nasce per sostenere il suo accesso alla scuola dell'infanzia, sempre all'interno di un sistema controllato dal pubblico.

Chiediamo quindi ai nostri elettori di andare a votare e di votare B per garantire a tutti il diritto alla scuola, quale investimento strategico per investire sul futuro del Paese e base fondante della nostra democrazia.

 

Ilenia Malavasi

Responsabile Scuola

Pd Emilia Romagna



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