Nel 2012, nella regione Emilia-Romagna,
15 sono state le donne uccise per mano di "ex" partner, mariti, fidanzati, spesso tra le mura domestiche.
A questo dato si aggiungono le
17 vittime del 2011.
Sono morti che non destano clamore, che passano in silenzio nell'indifferenza generale, un fenomeno taciuto e sommerso che non genera allarme sociale.
I femminicidi sono solo la punta dell'iceberg del fenomeno: sono migliaia le donne che tutti i giorni si trovano a fare i conti con diverse forme di violenza (fisica, sessuale, psicologica, economica, persecuzioni, ecc.).
Nel mondo la violenza è, infatti, la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne fra i 16 e 44 anni, ancora prima del cancro e degli incidenti stradali.
La Conferenza delle donne democratiche del PD Emilia-Romagna ha deciso che non si può rimanere a guardare:
occorre rafforzare ed estendere gli interventi di contrasto ma soprattutto quelli di prevenzione del fenomeno dalle profonde radici culturali.
Il percorso, iniziato l'8 marzo 2012 e proseguito attraverso incontri con la regione Emilia-Romagna, le associazioni femminili, i Centri di documentazione delle donne e i Centri antiviolenza operanti sul territorio, ci ha fatto scegliere di proporre quale strumento una
Legge regionale di iniziativa popolare.
Negli ultimi mesi la Conferenza delle Democratiche dell'Emilia-Romagna ha lavorato con una tavolo permanente allargato al contributo delle associazioni regionali che ha prodotto le "Norme per la creazione della Rete regionale contro la violenza di genere e per la promozione della cultura dell'inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne".
Giovedì 7 febbraio sono state depositate all'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea legislativa le prime 326 firme che, come prevede la legge regionale 34/1999, permettono di sottoporre la Proposta alla Consulta che ne deve giudicare l'ammissibilità.
Inizierà quindi l'importante percorso partecipato della raccolta delle firme a sostegno della legge (almeno 5000) in tutta la regione e contestualmente chiederemo ai Consigli comunali di pronunciarsi.