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Bindi: "Monti deve concordare le proposte non è tempo di flessibilità sui licenziamenti"

19 dicembre 2011

Pubblicato in: Interviste

«La manovra ha avuto tempi stretti, non c'è stata la possibilità del confronto che sarebbe stato necessario. Ma se parliamo adesso di nuove riforme strutturali, il governo Monti deve mettersi in testa che le proposte vanno costruite con le forze politiche che lo sostengono e con le parti sociali».

Rosy Bindi, la presidente del Pd, dà un altolà.

 La fase due del governo Monti si presenta forse più indigesta, conio stop alle detrazioni fiscali e la modifica dell' articolo 18.

Il Pd è disposto ad accettare tutto in nome del senso di responsabilità?



«Il Pd ribadisce il sostegno al governo. Non verremo meno all'atteggiamento di responsabilità che ha consentito di approvare una manovra che mette il paese sulla strada giusta. Abbiamo ottenuto delle modifiche, quindi il nostro non è stato un "sì" senza condizioni. Però la fase due per noi significa tre azioni. Liberalizzazioni, su cui il governo ha chiesto tempo per approfondire e il ministro Passera ha detto cose interessanti soprattutto a proposito dell'asta sulle frequenze. Quindi, crescita. Per noi è un capitolo tutto da aprire, e abbiamo proposto intanto di sbloccare alcuni patti di stabilità per gli enti locali virtuosi. Poi, c'è la questione lavoro e ammortizzatori sociali».



Accettereste la scure sugli sconti fiscali?



«Intervenire sulle detrazioni fiscali significa andare a toccare le famiglie e anche alcuni elementi di crescita e di lotta all'evasione fiscale. Ad esempio, se si può avere una detrazione per la ristrutturazione della casa, questo è vantaggioso per la famiglia, è crescita ed è lotta all'evasione. Mi auguro che il governo Monti non faccia tagli lineari alla Tremonti, ma selettivi. Altrimenti il paese non li può davvero reggere, perché tutto si abbatterebbe sulle stesse fasce che pagano di più la benzina, l'Ici... Non ci può essere una fase due che insegua la recessione».



Ma della modifica dell'articolo 18 il Pd è disposto a discutere o è il vostro un totem, come sostiene il ministro Fornero?



«Nella tanto invocata "flexsecuriy" è chiaro dove è la flessibilità, non si vedono altrettanto bene gli aspetti di sicurezza. Un governo tecnico che non si limita a intervenire sull'emergenza ma fa riforme strutturali deve per prima cosa, ripeto, confrontarsi con sindacati e forze politiche e non per un pomeriggio. Aggiungo che la flessibilità in uscita si fa in tempi di crescita, non di recessione. Prima ci vogliono gli ammortizzatori, cioè un impianto di sicurezza che renda la flessibilità sopportabile per il lavoratore. Per tutto ciò occorrono risorse. Il governo le ha?».



Discuterne è per la sinistra un tabù oppure no?



«Non lo è. Però temo che qualcuno si illuda che la crescita venga dalla libertà di licenziamento. Il problema con 900 milioni di ore di cassa integrazione, non è licenziare ma creare posti di lavoro. E noi non offriamo il nostro contributo a scatola chiusa».



E con Di Pietro come la mettete?



«Di Pietro si è sottratto al confronto di merito sulla manovra e ha sbagliato».



Ha detto Bersani che nell'orizzonte del Pd ci sono le elezioni.




«Non voleva dire che vogliamo andare a votare prima della scadenza della legislatura, ma che lavoriamo al nostro progetto politico. Dopo il governo tecnico si torna alla normalità della vita politica in cui le parti si confrontano».



Casini propone un patto costituente, lei è in disaccordo?



«Nessuna Grande Coalizione. Dopo Monti, ci sarà chi vince e chi perde le elezioni. Noi vinceremo con un progetto e su questo si ricostruirà il paese. Pronti già da adesso a discutere con tutti di riforme costituzionali e istituzionali».

fonte: La Repubblica ed. 19/12/2011


TAGS:
rosy bindi |  economia |  lavoro |  governo |  manovra  | 

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