Home |  PD ER  |  Trasparenza  |  Coordinamenti territoriali  |  PD Nazionale  |  Materiali  |  Articoli  |  Comunicati  |  Elezioni  |  Albo elettori  |  Contatti  |  Audielettori   |
Feed RSS 
Partito Democratico - Emilia-Romagna
  venerdi 26 aprile 2024 Partito Democratico Emilia-Romagna
|
Ma non è l'articolo 18 a frenare le imprese

18 novembre 2011

Pubblicato in: Attualità

Ha fatto bene il presidente incaricato a sottolineareche la principale emergenza del lavoro sta nel problema dell’occupazione giovanile e femminile. Non parlerei tuttavia di un «dualismo», ma di una crescente frammentazione del mercato del lavoro, perché i dualismi e le differenze sono tanti: tra nord e sud, aree forti e aree deboli, mediograndi e piccole aziende...

Non c’è quindi un unico rimedio. Occorrono molte misure tra loro coordinate. La prima a me pare debba consistere in un segnale di contrasto all’eccesso di precarizzazione. Occorre accorpare in tre-quattro figure principali le forme di entrata flessibile nel mercato del lavoro, al posto della pletora di contratti atipici ora vigenti. Quindi introdurre un insieme di incentivi, fiscali e contributivi, alla stabilizzazione dei rapporti partendo dall’idea che la forma normale di assunzione deve tornare a essere il contratto a tempo indeterminato, che non significa “posto fisso”, secondo gli stereotipi del pubblico impiego, ma semplicemente che il lavoro deve tornare a essere strumento di sicurezza, programmabilità della vita, integrazione, e non una forma di emarginazione e frustrazione. Salvo restando che il lavoro può variare, sia perché ci si dimette o si viene licenziati per colpa oper motivi economici.

Riaprire l’annoso dibattito sulla modifica dell’articolo 18 sarebbe un errore, intanto perché si darebbe vita a un’ennesima e sterile guerra ideologica e poi perché non serve. Se bastasse liberalizzare i licenziamenti per incrementare l’occupazione oggi gli Usa dovrebbero essere un paese a pieno impiego e non con 20 milioni di disoccupati. Altrettanto sbagliato sarebbe introdurre una duplicità del regimedi licenziamento tra nuovi e vecchi contratti di lavoro. Si tradurrebbe in un ulteriore dualismo oltre che in un ovvio incentivo a licenziare gli occupati con il precedente regime. C’è una sola e buona riforma da fare rispetto all’art. 18: riformare il processo del lavoro, trasformando le controversie dei licenziamenti in procedimenti sommari, secondo proposte da tempo elaborate. Perché i veri costi delle controversie sui licenziamenti riguardano i tempi della giustizia del lavoro e il rischio di vedersi rovesciare le sentenze tra un grado e l’altro, ad anni di distanza.

L’altro tema essenziale riguarda le politiche attive del lavoro e gli strumenti di sostegno al reddito in fase di riqualificazione e avviamento al lavoro. L’attuale disciplina degli ammortizzatori sociali (compresi quelli cosiddetti in deroga) è uno specchio delle ineguaglianze, come ha giustamente osservato il Presidente Monti. Andrebbe realizzata una riforma organica, annunciata da più di vent’anni. Ma questa riforma, fondata sulla previsione di un’indennità di disoccupazione uguale per tutti coloro che sono realmente in cerca di lavoro e sono effettivamente disponibili a svolgere percorsi di qualificazione e riqualificazione, si scontra con una difficoltà strutturale: l’assenza di efficaci strutture pubbliche di gestione e controllo degli interventi. Basti dire che per strane vicende legate all’improbabile federalismo italiano i centri per l’impiego sono stati collocati nelle province, enti della cui abolizione si parla ciclicamente, e che tali centri per l’impiego non funzionano dove più servirebbero, nelle aree più svantaggiate, specie meridionali. C’è quindi molto da fare nel campo delle riforme del lavoro. L’essenziale è partire col piede giusto.

fonte: L'Unità del 18 - 11 - 2011 


TAGS:
lavoro |  luigi mariucci |  governo |  articolo 18 | 

Bookmark and Share



Ricerca nel sito
»

modena pd emilia-romagna ambiente emilia-romagna stefano bonaccini bologna pd
Visualizza la galleria completa »
 Partito Democratico dell' Emilia-Romagna - Via Cairoli, 7 - 40121 - Bologna - Tel 051 03 92 661 - Fax 051 03 92 660 - C.F. 91 290 380 376 - Privacy Policy 
Il sito web del PD Emilia-Romagna non utilizza cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie strettamente necessari per la navigazione delle pagine e di terze parti legati alla presenza dei "social plugin". Per saperne di più Accetto