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Partito Democratico - Emilia-Romagna
  venerdi 19 aprile 2024 Partito Democratico Emilia-Romagna
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Intervista a Stefano Bonaccini

17 ottobre 2011

Pubblicato in: Interviste

Bonaccini il governo è debolissimo
ma stando ai sondaggi gli elettori
non vedono nel centrosinistra un'alternativa
credibile. Che succede?

«Sono convinto che possiamo farcela
alle prossime politiche, come
abbiamo vinto alle ultime amministrative.
Certo, dentro questo
quadro di mancanza di credibilità
dell'esecutivo sentiamo anche noi
la difficoltà di ridare dignità alla
politica. E in questi anni siamo stati
troppo impegnati a discutere dei
nostri equilibri interni, invece che
a parlare con una sola voce dei problemi
dell'Italia. O magari, quando
lo facevamo si creava confusione
per i troppi che volevano avere una
foto sui giornali. Non a caso abbiamo
vinto quando le tensioni interne
sono diminuite».

Il Pd Richetti che si schiera con Renzi
qualche tensione sembra crearla ...

«La riunione alla Leopolda sarà utile
se ne usciranno proposte e idee per
rafforzare il Pd come perno di una
futura alleanza per il governo del
paese, se entrano nel merito non mi
spaventa il confronto. Ma sarebbe
un errore grave se da Firenze dovesse
uscire solo una candidatura alternativa
a quella di Bersani, al di fuori
del confronto democratico del Pd».

E la riunione di Civati a Bologna?

«Mi hanno invitato e ci andrò, apprezzo
la chiarezza: è per il Pd, non
per dire chi è meglio di chi».

Comunque si registrano ancora divisioni
su tempi del voto e alleanze

«Non si sa quando si voterà, si devono
tenere aperte due strade: temo
che quella di un governo di transizione
sia complicata, ma non va messa
da parte; se non fosse percorribile e
il governo cadesse siamo pronti alle
urne. Ma è inutile parlare di alleanze,
la nostra prima alleanza deve essere
con i cittadini, con i delusi dalla
politica. Anche perchè oggi il primo
partito in Italia è quello di chi non
vota o è indeciso. È a loro che dobbiamo
parlare».

E come si ridà loro fiducia?

«Occupandosi dei problemi del paese.
Questo dovrà fare il Pd a dicembre,
con la Conferenza per l'Italia.
Su alcuni punti programmatici poi
questa regione può essere d'esempio,
sulla sussidiarietà la penso come
Errani: dobbiamo innovare».

Il paese chiede cambiamento. l'Emilia-
Romagna anche?

«Segnali ne abbiamo già dati, sui costi
della politica con il taglio dei vitalizi
e degli enti di secondo livello, sul
lavoro con il Patto regionale per andare
oltre la crisi. Ma dobbiamo andare
avanti, aggiornandolo con un
Patto per lo sviluppo. Il Pd sarà credibile
se saprà continuare a innovare».

Ribadisco, le alleanze?
«Quelle si costruiscono sulle proposte.
Però dico che è impossibile ripresentare
la vecchia Unione, non ha
dato prova di grande coesione, è
un'esperienza finita. Bersani ha già
chiarito che non si può governare
con il blocco comunista, almeno a
livello nazionale. Credo invece sarà
facile trovare un'intesa con Vendola
e Di Pietro, ma da loro pretendo prima
punti di programma condivisi,
le primarie vengono dopo. Poi il momento
per il paese è talmente straordinario
che forse è possibile anche
un'alleanza con le forze moderate,
con l'obiettivo di una ricostruzione
del sistema democratico. Ma a partire
dai programmi».

E in regione?
«Nel 2012 si vota a Parma e Piacenza,
sfide affascinanti e simboliche.
Come Pd abbiamo deciso di affrontarle
allargando l'attuale maggioranza
in Regione a movimenti e società
civile, di centro e sinistra, che
non si riconoscono nei partiti attuali.
Faremo primarie aperte anche a
esponenti della società civile che raccolgano
un certo numero di firme

fonte: l'Unità ed. Emilia-Romagna del 16 ottobre 2011
intervista a cura di Adriana Comaschi



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