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Patto di stabilità: così la Regione dice basta agli scippi di Tremonti

15 febbraio 2011

Pubblicato in: Attualità

Allegati 1 - Tabella provincia per provincia

Nato nel 1999 per garantire il contenimento della spesa pubblica nell'ottica dei parametri di Maastricht, il patto di stabilità ha visto cambiare la sua applicazione nel corso degli anni, con il cambiamento dei governi.

La versione che Tremonti applica è la più restrittiva per gli enti locali: per tenere alta la potenzialità di indebitamento e allo stesso tempo evitare di uscire dai parametri imposti dall'Ue, il governo ha scaricato tutti i vincoli più restrittivi e odiosi su Regioni, Comuni e Province. E questo nonostante il 93% del debito pubblico sia prodotto dallo Stato centrale e solo il 7% dagli enti locali.

Nella pratica questo vuol dire che i nostri Comuni e le nostre Province pur avendo i soldi in cassa non possono pagare i fornitori. Con le conseguenze che ormai tutti abbiamo - purtroppo - imparato a conoscere: aziende che rischiano l'insolvenza e che sono costrette a ricorrere ad un sistema creditizio che raramente è amico delle imprese e del lavoro.

In questi ultimi due anni la Regione Emilia-Romagna ha dato ossigeno agli enti locali stornando parte della propria potenzialità di spesa (70 milioni di euro nel 2009, 92 milioni di euro nel 2010) a Comuni e Province.

Ma non bastava ancora e così, alla fine dell'anno scorso, abbiamo approvato una nuova legge sul patto di stabilità territoriale.

È una norma che vive all'interno delle leggi dello Stato italiano volute da questo governo e che si ispira alla lettera e allo spirito della legge 42, quella sul cosiddetto federalismo. Quindi "siamo in regola col governo". Cosa dice la nuova legge? La Regione sarà l'interlocutore unico verso il ministero dell'Economia per la gestione del patto.

Questo, tanto per fare un esempio, potrà far sì che il governo Berlusconi non possa più avocare a sé, togliendola ai territori emiliano-romagnoli, quella parte di potenzialità di spesa che ogni Comune non ha usato per i motivi più disparati (primo fra tutti la volontà di rispettare le regole; in quanto oggi, se si sfora il patto, arrivano sanzioni dure). La somma di queste "economie" nel 2009 è stata di 204 milioni di euro. A norma di legge nazionale questa potenzialità di spesa è tornata a Tremonti (clicca qui per consultare la tabella allegata, con la suddivisione provincia per provincia*).

Con la nuova legge dell'Emilia-Romagna questo non capiterà più: Comuni, Province e Regione decideranno come usare questo surplus per procedere a pagamenti, per sostenere investimenti. Ovvero per liberare le risorse a favore dei nostri territori, delle imprese, per il lavoro.

È una svolta importante. Ma siamo sicuri che il governo sia così felice di lasciare tante risorse sul territorio emiliano-romagnolo? Io temo di no, Tremonti ci ha abituato a colpi gobbi. E allora, visto che da questa sfida che ha al centro la qualità dello sviluppo - e in ultima analisi la coesione sociale e gli standard di vita della popolazione della nostra regione - siamo tutti interpellati (politici, rappresentanti delle imprese, dei sindacati, delle associazioni di categoria), dico: dobbiamo vigilare. Occorre che ognuno, per il proprio ruolo e le proprie competenze, lavori affinché il buon lavoro della giunta Errani non venga vanificato dall'attività del governo Berlusconi.

Marco Monari

Pubblicato su l'Unità di martedì 15 febbraio 2011


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