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Partito Democratico - Emilia-Romagna
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"Federalismo: Bologna-Roma solo andata?"

8 settembre 2010

Pubblicato in: Feste

Più che un dibattito, è stata una corrida. Sul palco e in platea una sfida di politica muscolare. Del resto, che l'incontro tra il segretario regionale del PD Stefano Bonaccini e il suo omologo della Lega Nord Angelo Alessandri (sul tema "Federalismo: Bologna-Roma solo andata?"), presentasse più di uno spunto per provocare scintille si sapeva. «Ma il pluralismo e l'apertura sono caratteristiche della nostra festa», ha spiegato la capogruppo del PD in Provincia, Ilenia Malavasi, che ha introdotto la discussione.

La conduttrice della serata, la giornalista Liviana Iotti, ha avuto il suo bel daffare per tenere  l'ordine ieri sera, in una gremitissima tenda dibattiti a Festa Reggio. Complice l'atmosfera incandescente tra i due oratori e le rispettive claques. Continue le reciproche interruzioni, ed a fare da contrappunto le esternazioni delle opposte "tifoserie". Per mettere ancora più pepe, prima dell'inizio, ha fatto capolino in sala Marco Lusetti, il primo espulso dalla Lega nord emiliano-romagnola, che evidentemente voleva sapere dal vivo che cosa il segretario "nazionale"  del Carroccio avrebbe detto sulla sua espulsione e sui relativi "18 punti" di motivazione.
Che hanno continuato a rimanere ignoti, visto che, ad espressa domanda della moderatrice, Alessandri ha risposto attaccando «Telereggio e l'agenzia di stampa Dire, che sembra abbiano in mente solo questa cosa, che riguarda tre persone, mentre c'è un migliaio di tesserati nuovi per la Lega, che è in grande crescita. Il vero problema è che stiamo davvero crescendo troppo: se andassimo a votare, in Emilia-Romagna saremmo al 20%. La prima espulsione è stata votata all'unanimità, e successivamente si è svolto un congresso, dove ho spiegato le motivazioni, e 120 persone su 120 si sono dichiarate d'accordo». E la Lega si dice « pronta alle elezioni, anche se la priorità è che la maggioranza a livello nazionale continui a governare».

Lasciando da parte i problemi interni al Carroccio emiliano, tra Bonaccini ed Alessandri c'è un abisso. Da una parte il segretario democratico che colpisce duro sul «federalismo che è in crisi, perché la destra italiana è populista e regressiva. E non avete mai davvero inciso sulla politica del governo, dal momento che siete stati al governo otto degli ultimi dieci anni, e negli ultimi due siete sempre stati impegnati a risolvere i problemi di Berlusconi». E che avanza proposte concrete: lotta per allentare il patto di stabilità, «perché i comuni virtuosi possano, impiegando le proprie risorse, dare ossigeno all'economia in crisi»; maggiori risorse per la scuola, «che in Germania sono state stanziate, nonostante una manovra economica persino più pesante di quella italiana», un incremento della percentuale di rientro dei capitali (dal 5 al 10%) con lo scudo fiscale. «La nostra Regione ha stilato un patto, con l'accordo di tutti gli enti locali, delle forze sociali ed imprenditoriali, per finanziare gli ammortizzatori sociali. Sono queste le cose che contano, ed è il vero federalismo. Il centro-sinistra vuole dare risposte a tutti. Se si può impegnare nei nostri Comuni una parte delle risorse che sono in cassa per fare infrastrutture, asili, lavori pubblici, ben venga: farebbe parte di quelle misure di rilancio dell'economia, che porterebbero un po' di lavoro alle imprese e qualche soldo in tasca in più per fare ripartiree i consumi», conclude.

Dall'altra il segretario leghista che attacca a testa bassa il governo Prodi, Bassolino e la Iervolino, («che devono pagare per quello che hanno combinato con i rifiuti a Napoli»),  Visco, («che ha solo incrementato le tasse, mentre con questo governo non sono aumentate»), Fini «che anche lui risponde ad una logica politica conservativa», il «sistema Errani, che tutela solo le cooperative», ed i cinesi «che fanno concorrenza sleale alle nostre imprese». Il clou viene raggiunto con l'esaltazione della politica contro la mafia di Maroni, acclamato a gran voce dai leghisti presenti. Bonaccini, pur riconoscendo che il titolare del dicastero degli Interni è tra i migliori ministri del governo, non ci sta: « Legalità vuole dire anche che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Dite che se fosse stata approvata la legge sul processo breve, sarebbe andato in prescrizione il 40% dei processi per salvare Berlusconi». Alessandri lo rintuzza: «Non prendo lezioni da chi rappresenta un governo che ha fatto uscire dalle carceri migliaia di persone con l'indulto, e che ha difeso i governanti della Campania, Consorte e Sacchetti».

Alla fine, nonostante le differenze innegabili, qualche seme di dialogo c'è: sulla riforma del patto di stabilità, dove anche gli amministratori leghisti hanno espresso consenso, ed Alessandri si è dichiarato disponibile, per quanto possa fare, ed anche sul federalismo fiscale, dove un tavolo tecnico tra maggioranza ed opposizione non è così improbabile. Ovviamente, elezioni permettendo.

a cura dell'Ufficio Stampa di Festareggio


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