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"Torniamo al lavoro"

25 aprile 2010


Il Pd deve ricostruire una cultura e, per così dire, una narrazione comune sui temi del lavoro. A partire dalla questione di fondo: come rappresentare il lavoro "in tutte le sue forme". Se il Pd non ricostituisce un rapporto con i ceti popolari, che vivono di lavoro, non va da nessuna parte. Venendo invece alle questioni più immediate, di cui si parla proprio in questi giorni, ritengo improvvida la corsa precipitosa a presentare disegni di legge, di ispirazione peraltro molto diversa, sul cosiddetto "contratto unico". Tanto più che nessuno di questi disegni ha la minima probabilità di essere approvato nella presente legislatura. Sul piano immediato si dovrebbe invece cogliere l'occasione del riesame del "collegato-lavoro", a seguito del rinvio del Presidente della Repubblica, per mettere a fuoco l'alternatività di fondo della posizione del Pd rispetto alle politiche del governo. Loro propongono l'arbitrato di equità per contratto individuale, al momento della assunzione, con deroga ai diritti fondamentali dei lavoratori. La loro idea è quella della negoziabilità, della cedevolezza dei diritti del lavoro in ragione delle esigenze del mercato. La nostra idea deve essere invece quella per cui tra i diritti del lavoro e le esigenze delle imprese va definito un compromesso equilibrato.
L'ordine logico delle proposte del Pd dovrebbe, a mio parere, essere il seguente.

La prima questione è la modifica degli strumenti di sostegno del reddito per i lavoratori a rischio di licenziamento a seguito della crisi: estensione della Cassa integrazione e della indennità di mobilità per i lavoratori già occupati, nuova disciplina della indennità di disoccupazione per il lavoratori in cerca di prima occupazione.

La seconda, riguarda le misure di contrasto alla precarietà. Qui si tratta di ragionare più sugli incentivi che sugli obblighi, di rendere conveniente l'assunzione a tempo indeterminato. Invece che immaginare ipotetiche nuove figure contrattuali, occorrerebbe favorire la stabilità, ad esempio prevedendo una sorta di dote o bonus a favore dei lavoratori che maturano una anzianità di lavoro con diversi contratti a termine, in termini di sgravi fiscali e contributivi.

Il terzo punto sta nel ristabilire un corretto rapporto tra legge e contrattazione collettiva. Va favorito il più ampio margine di intervento alla contrattazione collettiva. Ad una condizione tuttavia: che siano definite le regole sulla rappresentatività dei soggetti stipulanti e sul procedimento decisionale, sulla base di requisiti elementari di democrazia della rappresentanza.

Luigi Mariucci, ordinario di Diritto del lavoro e responsabile Lavoro del PD Emilia-Romagna - L'Unità, sabato 24 aprile 2010


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