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Partito Democratico - Emilia-Romagna
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Ogni bambino è titolare del diritto all'educazione

9 aprile 2010

Pubblicato in: Dichiarazioni

Questa la dichiarazione di Marilena Pillati, responsabile scuola del PD ER:

La decisione del Comune di Bologna, guidato dal commissario prefettizio Anna Maria Cancellieri, di modificare il bando che stabilisce criteri e modalità per le iscrizioni ai nidi d'infanzia, subordinando l'iscrizione dei figli di cittadini non comunitari al possesso del permesso di soggiorno, ha generato un coro di proteste.

Una simile scelta, che è stata giustificata dalla necessità di applicare la nuova legge sulla sicurezza in vigore dallo scorso agosto, non poteva passare sotto silenzio in una città e in una regione che hanno fatto della cultura dei diritti dell'infanzia un punto irrinunciabile del livello di civiltà delle loro comunità, in una città e in una regione in cui le politiche educative hanno rappresentato il cardine dell'integrazione e dell'inclusione.
Riteniamo positivo il cambio di rotta di Anna Maria Cancellieri, che ha scelto di richiedere chiarimenti al Ministero, che ci auguriamo saranno ispirati al principio del "superiore interesse del minore", conformemente a quanto previsto dall'articolo 3 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva da una legge dello Stato.

E' vero, le leggi si applicano e non si discutono, come ha ricordato sulla stampa Raffaele Ricciardi, il subcommissario di Bologna con delega all'Istruzione. Ma è altrettanto vero che tra più interpretazioni possibili di qualsiasi norma è necessario che si privilegi sempre e soltanto quella conforme alla Costituzione e agli obblighi internazionali e comunitari della Repubblica.
E non v'è dubbio che la Costituzione e le Convenzioni internazionali ratificate dall'Italia garantiscano il diritto all'educazione e all'istruzione a tutti i minori, senza discriminazioni fondate sulla cittadinanza o sulla regolarità del soggiorno. Per questa ragione, nei giorni scorsi, è stato lo stesso Ministero a chiarire che il diritto all'istruzione e quindi la frequenza delle scuole di ogni ordine e grado è indipendente dalla titolarità di un permesso di soggiorno.

Il punto controverso è se l'asilo nido debba essere considerato un servizio assistenziale o un servizio educativo, non essendo strettamente ricompreso nell'ambito del sistema educativo di istruzione e formazione.
Ma su questo punto la Corte Costituzionale chiarisce ogni dubbio. Come correttamente hanno ricordato in una nota congiunta Anna Pariani e Giuliano Barigazzi, assessori della Provincia di Bologna, diverse sentenze della Corte Costituzionale hanno chiarito che in relazione alle "finalità educative e formative" riconosciute dalla legislazione ordinaria agli asili nido "la relativa disciplina non può che ricadere nell'ambito della materia dell'istruzione". E' a questi principi che si è ispirata la legge regionale dell'Emilia Romagna n. 1/2000 che stabilisce che "il nido d'infanzia è un servizio educativo e sociale di interesse pubblico, aperto a tutti i bambini e le bambine in età compresa tra i tre mesi e i tre anni, che concorre con le famiglie alla loro crescita e formazione, nel quadro di una politica per la prima infanzia e della garanzia del diritto all'educazione, nel rispetto dell'identità individuale, culturale e religiosa".

Consentire l'iscrizione al nido ai minori stranieri figli di irregolari non significa, dunque, contravvenire all'applicazione della normativa vigente, ma piuttosto rendere effettivo il principio sancito dall'art. 28 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, e ratificata da una legge dello Stato, che riconosce a ogni minore il "diritto all'educazione".

Per noi non possono esserci "figli di un Dio minore" e, dunque, è necessario evitare che si proceda ad un'interpretazione della norma lesiva dei diritti dell'infanzia.

Non possiamo però sottovalutare il rischio che una parte di popolazione senta messi in discussione diritti conquistati e acquisiti in ragione della presenza di cittadini provenienti da altri paesi, in un momento in cui anche nella nostra Regione, in cui il tasso di copertura degli asili nido è prossimo a quello indicato dall'Agenda di Lisbona, la domanda di servizi educativi è superiore all'offerta. Ma è necessario ribadire con forza che la soluzione non può risiedere nell'introduzione di alcuna norma discriminatoria, ma unicamente nell'aumento delle risorse agli enti locali per allargare diritti di cittadinanza.


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